È trascorso esattamente un anno da quel 24 febbraio 2022, data in cui cominciò l’invasione russa dell’Ucraina: 365 giorni dopo, per la prima volta, la Cina si schiera apertamente e propone un piano per la pace alle parti coinvolte nella guerra.

Il ministero degli Esteri cinese ha pubblicato un documento che, attraverso 12 punti, suggerisce il dialogo come conditio sine qua non per mettere fine alla crisi. Punto di partenza è appunto il dialogo, che può avere inizio soltanto dopo l’avvenuto cessate il fuoco: solo una volta deposte le armi sarà possibile un concreto avvio dei negoziati tra Russia e Ucraina.

Guerra, in cosa consiste il piano di pace proposto dalla Cina

Cercare di accontentare entrambe le fazioni: tra i valori fondanti del piano di pace di Pechino c’è, da un lato, lo stop alle sanzioni dall’Occidente, mentre per quanto riguarda il fronte ucraino la richiesta è del ritiro completo delle truppe russe. Rispettare la sovranità di ogni Paese è alla base di una pace equa: per questo la Cina promuove “l’indipendenza e l’integrità territoriale”, che vanno “strettamente preservate in base al diritto internazionale e alla Carta delle Nazioni Unite”. Sarà però dura mettere d’accordo le due parti su questioni spinose come l’appartenenza della Crimea.

“La sicurezza di un Paese non può essere ottenuta a spese degli altri Paesi”, per questo “tutte le parti” sono chiamate a “lavorare a una architettura di sicurezza europea che sia bilanciata, effettiva e sostenibile”: il secondo punto si riferisce all’invasione russa ma anche all’espansione della Nato, tra le ragioni delle ostilità di Mosca. Ed è proprio alla comunità internazionale che si rivolge il terzo punto: “tutte le parti devono rimanere razionali, evitare che la crisi vada fuori controllo ed aiutare Russia e Ucraina a riprendere il dialogo”. Proprio il dialogo e i negoziati sono considerati da Pechino “l’unica possibile soluzione alla crisi; la comunità internazionale dovrebbe aiutare le parti in conflitto a raggiungere un accordo politico”.

I punti del piano cinese: la posizione di Pechino su missioni umanitarie, civili e impianti nucleari

I restanti punti del piano si concentrano sulla sicurezza dei civili, che deve “essere protetta” tramite “corridoi” e “operazioni di assistenza”, sul rispetto di questi ultimi e dei prigionieri di guerra. Ampio spazio anche all’eventualità di una guerra nucleare, da scongiurare ad ogni costo attraverso la messa in sicurezza di “centrali atomiche o altre installazioni nucleari”: “le armi atomiche non devono mai essere usate e le guerre nucleari non devono essere combattute”.

Un cenno va anche all’aspetto economico, con le parti che devono “implementare appieno l’accordo sulle esportazioni di grano”, allo scopo di “evitare una crisi alimentare mondiale” ed evitando di “usare l’economia globale come arma o strumento a scopi politici”.
Necessario lo stop a “sanzioni economiche che non siano autorizzate dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu”, in relazione alle sanzioni adottate dai Paesi occidentali contro la Russia.

Una chiosa anche sulla ricostruzione post-bellica, con la comunità internazionale che “deve prendere misure per aiutare la ricostruzione nelle zone di guerra”: in tal senso, la Cina si dice “pronta ad assicurare assistenza e svolgere un ruolo attivo in questo campo”.