Chi era Gigi Meroni? Nato il 24 febbraio 1943 avrebbe compiuto ottant’anni quest’anno quella che è nota come “la farfalla granata”, uno dei calciatori più eclettici nella storia del Toro e di tutto il calcio italiano. Passò presto a miglior vita, ucciso nella “sua” Torino che aveva ventiquattro anni, vittima di un incidente stradale. Venne investito, beffa delle beffe, da un ragazzo di diciannove anni, figlio della Torino bene. Il suo nome, Attilio Romero, soprannominato Tilly. Famiglia dell’alta borghesia sabauda e – e qui s’innesca la beffa cui appena accennato – futuro presidente del club granata, sarebbe diventato patron nel Duemila. Erano quasi vicini di casa i due ragazzi, zona corso Re Umberto, laddove Meroni venne travolto dalla Fiat 124 di Romero.
Chi era Gigi Meroni? La tragedia che sconvolse il Torino
Una tragedia umana ancor prima che sportiva, anche se qui va sottolineato che al funerale si accalcarono oltre ventimila persone. Non solo tifosi, non solo vecchi cuori granata. Una città scossa, tifosi del Toro in lacrime e “cugini” della Juventus a cercare di lenire il dolore della perdita. Perché non si può morire a 24 anni. Anzi, non si deve morire a quell’età. Gigi Meroni oltre a essere una delle ali più sguscianti della storia, era un tipo particolare, molto particolare. Un “naif”, si diceva all’epoca. Talmente naif che vestiva in maniera elegante ma col suo stile, e che portava a spasso una gallina al guinzaglio. Troppo banale il cane.
Dal Como al Torino, una carriera in rapida ascesa
Natali lariani, orfano di padre che aveva due anni, Meroni entrò nel mondo del lavoro come disegnatore di cravatte. Di seta. Ma aveva il calcio nel sangue. Così, dopo esser cresciuto in oratorio, venne avvistato dai dirigenti del Como. Ma appena fiutarono l’affare, cedettero il ragazzo di belle speranze al Genoa. E si scatenò quasi una sommossa popolare quando, a sua volta, il club ligure cedette Meroni al Torino. Che giorno dopo giorno si trasformò nella “farfalla granata”, saltava antagonisti come birilli. Immaginate quando filtrò la notizia di un suo successivo e ulteriore passaggio alla Juventus… Fortuna che alla guida del Torino c’era un presidente-padre come Orfeo Pianelli, sotto la cui guida il sodalizio torinista avrebbe successivamente conquistato lo scudetto nella stagione 1975/76. Il primo, e fin qui unico, dalla tragedia di Superga a oggi.
Meroni, scrivevamo. Poco prima di morire nella scala del calcio, a San Siro, s’inventò uno slalom più unico che raro prima d’infilare la palla all’incrocio dei pali. Produsse un gol che fece spellare le mani per gli applausi anche agli avversari in campo. Che, per la cronaca, erano quelli della grande Inter allenata da Helenio Herrera. Fu nazionale azzurro per sei gare, compreso un match del mondiale disputato in maniera sbagliata dall’Italia allenata da Edmondo Fabbri.