Posticipare sveglia disturbi. Che vuoi che siano altri cinque minuti. E’ più o meno questo che si pensa quando, la mattina, al suonare della sveglia, si compie quel gesto quasi automatico di spingere il tasto e posticiparne il suono di qualche altro minuto. Spingere il classico ‘Snooze’, che interrompe il trillo più fastidioso della giornata, ma non lo spegne del tutto, semplicemente lo rimanda di qualche istante. A livello psicologico sembra dare un leggero sollievo, pensare di dormire o, di aver dormito, qualche minuto in più del previsto potrebbe concedere una sensazione di appagamento, invece non è così. Uno studio ha dimostrato che chi interrompe continuamente la sveglia è portato ad avere un sonno più disturbato e soprattutto rischia di non raggiungere una lucidità giusta durante il giorno.
Lo hanno dimostrato alcuni ricercatori francesi: lo snooze – che in inglese significa “sonnellino” o “pisolino” – dopo una prima sveglia, non è affatto una pratica salutare per il nostro organismo. I ricercatori dell’università statunitense di Notre Dame, hanno effettuato uno studio riguardo agli effetti di questa abitudine, da cui hanno dedotto che posporre la sveglia in realtà non solo non facilita il risveglio, ma lo rende ancora più traumatico del dovuto. Gli specialisti hanno sottoposto alcune domande a 450 adulti, tutti con un lavoro a tempo pieno, per cercare di capire l’andamento della durata del loro sonno, tenendo sotto controllo anche la loro frequenza cardiaca con l’aiuto di dispositivi indossabili. Il risultato, secondo i dati raccolti dallo studio, è stato che si è dimostrato che chi utilizzava lo snooze e posticipava la sveglia accusava disturbi del sonno in misura maggiore di chi invece si svegliava naturalmente o al primo trillo della sveglia. Inoltre, chi (potendo farlo) non utilizzava allarmi di alcun genere, dormiva più a lungo e nelle ore seguenti assumeva meno caffeina.
Posticipare la sveglia crea disturbi e genera l’inerzia del sonno
L’effetto sull’organismo di chi invece interrompe continuamente il risveglio obbligato, è quello di avere sempre una sensazione di stanchezza. E’ un meccanismo che scatta perché ritardare la sveglia interrompe i cicli naturali del sonno e pertanto può generare la cosiddetta inerzia del sonno, cioè quella sensazione di intontimento che proviamo la mattina dopo esserci svegliati, e che spesso può trascinarsi per l’intera giornata, compromettendo le nostre facoltà cognitive e facendoci sentire cronicamente stanchi. E’ definito inerzia del sonno, lo stato fisiologico di transizione dal sonno alla veglia caratterizzato da una diminuzione della vigilanza, prestazioni ridotte (fisiche, mentali) e disorientamento che può persistere tra 21 min e 2 h. L’inerzia del sonno può variare a seconda di come e quando un individuo si sveglia. Secondo uno studio italiano, questo meccanismo è dovuto al fatto che le varie zone del cervello impiegano tempi diversi a riattivarsi, nei primi minuti dopo il risveglio. Ed ecco spiegato il motivo per cui interrompere continuamente questa fase può provocare problemi all’organismo. In particolare nei primi 5 minuti dopo il risveglio vi è una dissociazione tra la percezione di essere svegli (che arriva dalla ripresa dell’attività elettrica nelle regioni cerebrali anteriori) e il rallentamento delle capacità sensoriali e di integrazione (dovuto ad una più lenta ripresa dall’attività nelle aree encefaliche più posteriori). Solo quando tutte le diverse aree del cervello tornano a lavorare in armonia, si torna perfettamente vigili e coscienti. “Quando, invece, è un allarme a svegliarti – ha affermato Stephen Mattingly, autore principale dello studio – è poco probabile che ti stia svegliando da un sonno leggero. Se è così, la probabilità di inerzia del sonno aumenta nei primi minuti dopo il risveglio”. L’inerzia del sonno colpisce adulti e adolescenti, senza distinzione. Non può essere spiegata, pertanto, dall’età del soggetto che ne soffre. Piuttosto, potrebbe essere legata alla vita moderna, che non rispetta il naturale ritmo circadiano del sonno.