Mostra David Bowie. La vasta collezione di oggetti personali di David Bowie – tra cui gli sgargianti costumi di Ziggy Stardust, i testi scritti a mano e lo stilofono utilizzato in “Space Oddity” – è stata donata al Victoria and Albert Museum del Regno Unito dall’erede del defunto artista rock.
Nel museo verranno esposti più di 80.000 pezzi, la maggior parte dei quali inedita, nel suo nuovo centro a est di Londra a partire dal 2025 e sarà finanziato con 10 milioni di sterline donate dall’etichetta discografica Warner Music Group. Non si conosce ancora il valore della collezione.
La struttura si chiamerà David Bowie Centre for the Study of Performing Art e verrà allestita nella zona est della capitale del Regno Unito, cuore creativo di questi ultimi decenni non troppo lontano da Brixton, sobborgo meridionale un tempo popolare della metropoli che al musicista diede i natali l’8 gennaio 1947 e che nel lontano 1962 offrì il primo palcoscenico al suo genio eccentrico ed eclettico, ancora da adolescente.
La collezione – ha sottolineato in una nota Tristram Hunt, ex deputato e direttore del prestigioso Victoria and Albert Museum – metterà a disposizione del pubblico anche elementi inediti “del processo creativo di un innovatore della musica e di un’icona della cultura pop. Diventare i custodi di questi archivi incredibili e avere il potere di aprirli al pubblico è un sogno che si realizza“.
“Siamo onorati di ospitare un evento simile – prosegue Tristam Hunt – saremo custodi di un archivio immenso e straordinario, che potrà essere utilizzato anche da ricercatori, studiosi e per il pubblico. David Bowie non è stato un semplice cantante, ma un artista a 360 gradi capace di influenzare big della musica attuale come Janelle Monáe, Lady Gaga, Tilda Swinton e Raf Simons. Sarà una mostra dialogherà con i 5mila anni di arte che offre il nostro museo“. Un portavoce degli eredi di Bowie aggiunge: “L’opera di David ora diventa parte delle collezioni nazionali britanniche: il giusto posto per lui, tra tante icone culturali e geni dell’arte“.
Il musicista, scomparso nel 2016 a causa di un tumore, è diventato una vera e propria icona: le sue idee hanno influenzato non solo la musica ma anche il cinema, l’arte e la moda. Fortunatamente era un collezionista incallito di materiale relativo al suo processo creativo e alla sua produzione nel corso di sei decenni, permettendo così di avere una ricca testimonianza della sua opera.
L’archivio di Bowie – che secondo Kate Bailey, curatrice del museo per i teatri e le performance è “senza precedenti” e comprende lettere, scenografie, migliaia di diapositive, fogli a contatto e lucidi di fotografi come Terry O’Neill e Helmut Newton, oltre a costumi realizzati dagli stilisti Alexander McQueen e Kansai Yamamoto.
Ci sono anche“taccuini intimi” pieni di idee, progetti e riflessioni di Bowie, che secondo gli esperti getteranno nuova luce sul suo processo di pensiero creativo, nonché testi “tagliati”, un processo sperimentale di scrittura di canzoni introdotto a Bowie dallo scrittore William Burroughs. Tra le chitarre, gli amplificatori e le altre attrezzature, c’è il sintetizzatore di Brian Eno dell’album Low di Bowie del 1977. La rockstar peraltro conservava e documentava il suo processo creativo, che si trattasse della copertina di un album, di un testo di una canzone, di una scenografia o di un look.
“Il fatto che abbia avuto la lungimiranza di documentarlo e archiviarlo è incredibile“, ha detto Bailey, aggiungendo che Bowie rappresenta una lente attraverso la quale esplorare molti generi culturali. La star inoltre aveva un rapporto di lunga data con il Victoria and Albert Museum, avendogli permesso di accedere ai suoi effetti personali per allestire una mostra temporanea nel 2013, “David Bowie is”, che è diventata una delle mostre più popolari del museo, attirando 2 milioni di persone.