In inverno c’è poca neve, in estate i laghi sono sempre meno profondi: non è il primo né l’ultimo allarme siccità del 2023. Secondo l’Associazione Nazionale dei Consorzi di bacino: “Dati alla mano, è lecito ritenere che, per almeno tre milioni e mezzo di italiani, l’acqua dal rubinetto non può più essere data per scontata”, ha spiegato infatti il presidente dell’Anbi, Francesco Vincenzi, citando i dati di uno studio del Cnr.
In base alle ricerche effettuate dal Consiglio nazionale, buona parte della popolazione italiana – in una percentuale che varia intorno al 6% e il 15% – vive in regioni esposte ad una siccità definibile severa o in alcuni casi anche estrema.
Allarme siccità 2023: i dati dell’Anbi
In base ai dati dell’Anbi è allarme siccità nel 2023 per 3,5 milioni di italiani. L’osservatorio, che settimanalmente registra i dati delle risorse idriche presenti, ha denotato un peggioramento della situazione, che secondo le prime analisi sembrerebbe irrimediabilmente compromessa. Questo, anche alla luce dell’assenza di pioggia, temporali o neve nelle prossime settimane sia di febbraio che di marzo in tutta Italia ma principalmente lungo le zone tirreniche della Penisola centrale. Le temperature miti del mese in corso fanno sì che il già scarso manto nevoso nelle regioni alpine si assottigli ulteriormente.
Le condizioni dei fiumi e dei laghi nel Centro Italia
Continuano a peggiorare drasticamente anche le condizioni del fiume Po. L’Associazione Nazionale dei Consorzi di bacino ha registrato portate al di sotto del minimo storico e ovviamente inferiori all’anno appena trascorso. Segnali di sofferenza idrica si palesano in Centro Italia, dove è continua la decrescita del livello del fiume Tevere, dall’Umbria fino alla foce. La portata dell’Aniene è meno della metà della media storica; in calo anche i fiumi Sacco e Liri. A scendere sono anche i livelli dei fiumi in Campania, e anche i volumi negli invasi artificiali della Basilicata. Per ciò che riguarda la situazione laghi, nel Lazio, il lago di Bracciano rimane a un livello più basso di 14 centimetri rispetto al 2022.
“Accade che al Sud si sia costretti a rilasciare in mare quantitativi d’acqua, esuberanti le capacità degli invasi e che al Nord si capitalizzi solo una piccola parte del già iniziato scioglimento delle nevi. Questo, non solo di fronte alle immagini di autobotti già in azione nel Piemonte, ma ad allarmanti segnali provenienti da altre zone d’Europa: dalla Francia, dove si è alla vigilia del razionamento idrico in alcune zone del Paese, alla Gran Bretagna, dove è già iniziato il contingentamento negli acquisti di alcuni prodotti agricoli. È necessario dare il via ad interventi per aumentare le riserve d’acqua: dall’efficientamento delle opere esistenti alla realizzazione di nuovi bacini multifunzionali, come previsto dal Piano Laghetti, proposto da Anbi e Coldiretti”.
Queste le dichiarazioni di Massimo Gargano, Direttore Generale di Anbi.