Arriva l’ok definitivo dall’Aula del Senato al decreto per la gestione dei flussi migratori, il cosiddetto decreto Ong: d’ora in avanti le navi umanitarie potranno compiere una sola operazione di salvataggio in mare per ogni missione, scoraggiando così i salvataggi multipli. Fissate anche nuove sanzioni amministrative: le organizzazioni ritenute non in linea con il nuovo codice di condotta rischiano multe fino a 50mila euro e il sequestro della nave.
Con 84 sì e 61 no, il decreto è ora legge per buona pace delle opposizioni, che avevano fermamente criticato la misura. Matteo Renzi ha sottolineato come il testo del decreto “trasuda populismo e non affronta i veri punti della crisi migratoria”. Secondo il Movimento 5 Stelle, il provvedimento “criminalizza chi soccorre e favorisce la morte in mare”.
Il sottosegretario Nicola Molteni, ex Lega Nord, è intervenuto in replica sul dl Ong, osservando come l’Italia “non deve prendere lezioni da nessuno” in tema di immigrazione.
Se c’è un paese che fa canali umanitari è l’Italia, gli altri Paesi europei non li fanno e questo è un motivo di orgoglio. Siamo l’unico paese che fa soccorsi in mare grazie alla guardia costiera e alla guardia di finanza. Non si può accusare un paese di voler fare un decreto per incentivare le morti in mare. La dignità del nostro paese non lo può accettare.
Senato approva decreto Ong, Molteni: “In mare non si fa morire nessuno”
Il sottosegretario replica a chi definisce il decreto “non umanitario”, ricordando come l’obiettivo sia quello di “regolarizzare l’attività di soccorso in mare, rispetto alla quale si pongono regole”.
Questo decreto pone regole di condotta in conformità alle regole del diritto del mare, chiunque è in difficoltà nel mare va salvato, questo è un diritto sacro santo. In mare non si fa morire nessuno. La difesa dei confini è una prerogativa dello Stato e non di organizzazioni private straniere e credo che i soccorsi in mare debbano essere fatti dallo Stato perché ritengo che un governo serio abbia il diritto di decidere se delegare o no soggetti stranieri e noi non diamo deleghe in bianco per fare ciò che fa in modo opportuno il nostro paese.
Attraverso il provvedimento, secondo il governo, da una parte sarà possibile garantire l’incolumità delle persone recuperate in mare e, dall’altra, l’esigenza di tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica.
I dettagli del decreto: dalle autorizzazioni richieste alle sanzioni amministrative fino a 50mila euro
Per rispettare le nuove regole, le navi che svolgono attività di ricerca e soccorso in mare devono possedere le autorizzazioni rilasciate dalle autorità dello Stato di bandiera e i requisiti di idoneità tecnico-nautica alla sicurezza della navigazione nelle acque territoriali.
Le imbarcazioni devono aver raccolto tempestivamente, previa informativa, le intenzioni dei migranti di richiedere la protezione internazionale. Nell’immediatezza dell’evento, sono chiamate a richiedere l’assegnazione del porto di sbarco e a raggiungere il porto di sbarco indicato dalle autorità senza ritardi, per completare il soccorso. Gli operatori devono fare in modo che le operazioni di soccorso non aggravino le situazioni di pericolo a bordo e non impediscano il raggiungimento del porto di sbarco.
Se le Ong violano queste prescrizioni, il comandante della nave riceverà una sanzione amministrativa tra i 10mila e i 50mila euro, con la responsabilità solidale che si estende all’armatore e al proprietario della nave. Quest’ultima può essere confiscata in caso di violazioni reiterate. Previste anche sanzioni fino ai 10mila euro al comandante e all’armatore della nave che “non forniscono le informazioni richieste dalla competente autorità nazionale”.
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