L’Agcom, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, si scaglia contro Sanremo 2023.In queste ore, infatti, sta valutando l’apertura di un’istruttoria per la pubblicità occulta a Instagram durante le cinque prime serate del Festival e la violazione delle norme a difesa dei minori per i comportamenti tenuti dai cantanti Fedez e Rosa Chemical, così come dalla distruzione delle rose da parte di Blanco.
Nel caso che ha visto protagonisti il rapper Fedez e l’artista in gara Rosa Chemical, secondo alcune indiscrezioni riferite da “LaPresse”, non si potrebbe dare la colpa al direttore di Rai 1 Stefano Coletta, che è responsabile della scaletta ma che non poteva prevedere il gesto osceno visto che, anche a detta dello stesso Rosa Chemical, non era previsto.
Il caso è aperto anche in relazione alla normativa sul divieto di pubblicità occulta. Il social network Instagram, di proprietà del gruppo Meta, lo stesso gruppo che detiene anche Facebook, avrebbe infatti, ottenuto una visibilità enorme nei giorni del Festival, Amadeus ha aperto un profilo in diretta aiutato da Chiara Ferragni oltre alle numerose dirette Instagram che sono state realizzate durante la messa in onda.
Riccardo Laganà, consigliere Rai, aveva descritto questo Sanremo come “schiacciato tra due poli ingombranti, la direzione artistica e la presenza di Ferragni e Fedez. La richiesta è quella ristabilire un presidio editoriale sulla prossima edizione del Festival di Sanremo, perché per come è stata gestita quella attuale, qualcosa è evidentemente sfuggito di mano”.
Agcom contro Sanremo: i possibili scenari
Massimiliano Capitaino, uno dei commissari AgCom, è stato ascoltato in anteprima da “Fanpage.it” soltanto pochi giorni fa e sulla questione Sanremo aveva dichiarato:
“Se c’è un accordo tra Instagram e Chiara Ferragni è stato violato il patto tra azienda pubblica e utente. Di fatto è stata un’autopromozione che invitava gli spettatori a seguire dei profili, da regolamento AgCom possiamo applicare sanzioni 10.329 euro a 258.228 euro”.
Per ora la definizione è quella di una linea generale di indagine in attesa che gli uffici competenti valutino la prossima mossa che potrebbe portare a sanzioni nei confronti della Rai. Il prossimo consiglio, che si riunirà tra due settimane, dovrà, infatti, decidere come muoversi, se valutare l’archiviazione oppure procedere con l’apertura di un’istruttoria.
Per ora è presto per arrivare a questo tipo di conclusioni, ma i fari sono accesi per fare luce su quanto successo durante il Festival della canzone italiana.
Le multe
All’Agcom spetta verificare il rispetto delle disposizioni del Tusma, il Testo Unico dei Servizi dei media audiovisivi e radiofonici, del Contratto di servizio Rai e del Codice di autoregolamentazione delle tv. La Rai rischia una multa, anche molto salata.
Il punto sono i contratti, se l’istruttoria provasse che ce n’era uno in vigore tra Meta e la Rai che consentiva la pubblicizzazione sui social, viale Mazzini avrebbe dovuto avvisare gli spettatori.
Se invece il contratto non ci fosse, allora l’AgCom potrebbe sostenere che la Rai non ha incassato il dovuto dalla pubblicità occulta. E puntare sul danno erariale.
Nel Consiglio, a pesare potrebbe essere anche la provenienza politica dei cinque consiglieri. Attualmente due vengono eletti dalla Camera e due dal Senato. Il presidente è nominato dal capo dello Stato su proposta del premier, sentito il ministro dello Sviluppo economico.
Il presidente Giacomo Lasorella, che fu scelto dal premier Giuseppe Conte, al tempo del ministro Stefano Patuanelli, è considerato vicino al centrodestra al punto che il suo nome era circolato tra i sottosegretari del governo Meloni.
Laura Aria ed Elisa Giomi provengono rispettivamente da Forza Italia e dal Movimento 5 Stelle. Poi c’è Antonello Giacomelli, area Pd, e Massimiliano Capitanio, già deputato della Lega che potrebbe essere dietro le ultime uscite dell’Agcom.