Un citofono rosa per chi si sente solo e ha bisogno o voglia di parlare con qualcuno, anche uno sconosciuto. È questa l’iniziativa pensata dall’artista e performer Antonio Irre per combattere la solitudine sociale, sperimentata per la prima volta nella città di Padova nell’ambito del progetto “La Città delle Idee”, nato con lo scopo di promuovere e sostenere, attraverso l’erogazione di contributi economici, le attività ritenute meritevoli per la rigenerazione urbana e sociale dei contesti cittadini.

Citofono rosa Padova: l’iniziativa per combattere la solitudine

“Citofoni Rosa è un’opera simbolica ed utopica – spiega Antonio Irre, ideatore dell’iniziativa -, che funziona se la comunità abbraccia il progetto, e partecipativa, nel senso che l’artista dà una direzione, ma solo quando il dispositivo viene azionato l’opera diventa viva, non più controllabile”. Ma di cosa si tratta, nello specifico? Di targhette rosa apposte sui citofoni delle abitazioni di coloro che aderiscono, rendendosi disponibili al dialogo e all’ascolto di sconosciuti in difficoltà, in determinati orari della giornata. Per partecipare basta mettersi in contatto con l’artista: “Arriveremo con cacciavite, targhetta rosa, e targa o adesivo”, spiega, e in pochi minuti si potrà essere operativi, decidendo anche per quanto tempo tenere la targa, “solo per pochi giorni o come postazione fissa”.

“I citofoni rosa sono una installazione di arte pubblica partecipativa che si basa su un semplice meccanismo, – si legge nella descrizione dell’evento postato su Facebook -. Dare la possibilità a chi vuole di scambiare due parole o a chiunque voglia essere ascoltato di poter suonare i citofoni degli abitanti resisi disponibili, diventando un dispositivo di relazione contro la solitudine”. L’idea dell’artista, che nella vita è anche un ricercatore chimico-farmaceutico, viene dagli anni della pandemia, in particolare dai mesi del lockdown, che hanno costretto le persone ad isolarsi, non consentendo di incontrarsi, socializzare, coltivare i legami. Una condizione che ha rinchiuso molti nella propria solitudine, rendendo, in generale, più difficile il rapporto con gli altri.

I citofoni rosa puntano a renderli più semplici. Non è il primo progetto su cui Irre avrebbe lavorato, negli anni. E quello su cui la città di Padova si è mostrata disposta ad investire gli frullava per la testa da un po’, prima di prendere il via. “È semplice, ma non scontato che funzioni – ha spiegato, come riportato dal Mattino di Padova -. Se c’è qualcuno che si dichiara disposto a prestare un orecchio a uno sconosciuto e se c’è qualcuno che ha voglia di parlare, il citofono rosa diventa uno strumento di incontro. Altrimenti resta lì, e non serve a niente. La mia installazione di per sé non è altro che una possibilità, sta alle persone farla diventare qualcosa in più. Bisogna spingere un bottone e parlarsi”.

In città sarebbero già due i citofoni rosa installati, uno all’Arcella, in via Boccherini 23 e l’altro in via Guasti 5b, nel quartiere Crocifisso. “Poi c’è quello di casa mia, ovviamente – ha proseguito Irre -. Ma altri cinque o sei sono già stati prenotati. E uno me l’hanno chiesto da Cordenons, provincia di Pordenone, perché la voce comincia a girare, soprattutto attraverso i social”. Oltre alla targa di colore rosa con il nome della persona disponibile all’ascolto, sul citofono viene riportato anche un adesivo con delle istruzioni: “Se un citofono è rosa, vuol dire che chi risponde fa volentieri due chiacchiere – si legge nella prima -. Vedi qui a lato quali sono i suoi orari disponibili, suona e buona conversazione”. La seconda, invece, attraverso un qr code rimanda al sito personale dell’artista e spiega il senso del progetto. “L’idea finale – conclude il promotore dell’iniziativa -, è quella di creare una community. Avere tanti citofoni, costruire una mappa, farli funzionare e vedere cosa succede”.