“Ho ucciso il mio amico Pierpaolo”. Sono queste le parole pronunciate ieri davanti al giudice del Tribunale di Timisoara, in Romania, da Michael Alessandrini, il 30enne reo confesso dell’omicidio di Pierpaolo Panzieri a Pesaro, lo scorso lunedì 20 febbraio. Gli inquirenti si erano messi sulle tracce dell’uomo, sospettato del delitto, immediatamente dopo aver rinvenuto il cadavere della vittima: secondo le prime ricostruzioni, infatti, era chiaro che i due, amici d’infanzia, avessero cenato insieme, prima dell’omicidio. Alessandrini è poi stato arrestato in Romania.

Chi è Michael Alessandrini, il 30enne reo confesso dell’omicidio Panzieri

30 ore. Sono quelle bastate agli inquirenti per catturare Michael Alessandrini, il 30enne reo confesso dell’omicidio di Pierpaolo Panzieri, fuggito dopo il delitto e poi recuperato in Romania. Sembra che i due fossero amici d’infanzia: pesarese come la vittima, Alessandrini sarebbe figlio del titolare di un hotel del centro della città, il San Marco, dove lavorava come portiere e, secondo molti, avrebbe alle spalle gravi problemi psicologici, oltre che il vizio del gioco. Un dettaglio che, nelle prossime ore, potrebbe aiutare gli inquirenti a fare luce sul movente del gesto, che per ora resta un mistero.

Secondo quanto ricostruito finora, sembra che i due ragazzi avessero cenato insieme, poco prima del delitto: all’improvviso, Michael avrebbe colpito Pierpaolo con un’arma da taglio, probabilmente un coltello, all’interno di un appartamento di via Gavelli, dove la vittima si era trasferita da soli quindici giorni. 13 le coltellate, secondo i referti del medico legale, dalle quali il 27enne avrebbe provato a difendersi, fuggendo in bagno: qui, alla fine, sarebbe morto, a causa di un fendente ricevuto tra spalla e collo. Lo stesso posto dove, la mattina seguente, sarebbe stato ritrovato dal fratello, Gianmarco, che, su richiesta del padre che non lo vedeva arrivare sul luogo di lavoro, dopo aver provato a mettersi in contatto con lui telefonicamente, non ricevendo risposta, si era recato nell’appartamento, sfondando la porta d’ingresso e scoprendo il suo corpo riverso a terra, in una pozza di sangue.

Immediatamente dopo la segnalazione, gli inquirenti si erano messi sulle tracce del 30enne, sparito nel nulla: sembra che dopo il delitto, Michael si fosse allontanato a piedi dall’abitazione dell’amico, portando con sé il suo telefono cellelure e, forse, l’arma del delitto. A quel punto avrebbe raggiunto l’auto del padre, una vecchia Renault Clio di cui aveva già le chiavi e, con in tasca solo qualche centinaio di euro sotratto alla nonna, si sarebbe dato alla fuga, attraversando il confine italiano a Trieste. È stato fermato in Romania, nella città di Basov, in Transilvania: con tutta probabilità, se non fosse stato bloccato dalla polizia locale, avrebbe raggiunto l’Ucraina, dove sperava di far perdere le sue tracce, complice il delitto in corso.

Poco prima di essere portato nel commissariato di polizia di Timisoara, dove ha poi confessato l’omicidio, Alessandrini aveva risposto alle domande di una giornalista romena, dicendo: “Parlerò dentro”. Non avrebbe ancora chiarito, al momento, il perché del suo gesto, su cui né la sua famiglia, né quella della vittima, riuscirebbero a capacitarsi. Nei confronti del 30enne sarebbe già stato notificato un mandato di arresto internazionale per omicidio volontario aggravato dalla efferratezza e dai futili motivi. “La cosa che più mi ha colpito della scena del delitto sono le scarpe di Pierpaolo Panzieri con le suole sporche di cemento fuori dalla porta di casa e gli abiti di lavoro riposti su una sedia – ha dichiarato Raffaele Clemente, questore di Pesaro, come riportato da Repubblica -. Quel ragazzo era appena tornato da una giornata di lavoro per preparare la cena all’amico e non c’era nulla che lo preoccupasse. Pierpaolo purtroppo non può più parlare, adesso speriamo sia l’amico che l’ha ucciso a dirci perché lo ha fatto”.