La Lega frena bruscamente sull’ipotesi di inviare nuove armi a Kiev, all’indomani dello strappo tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni in seguito alle parole durissime di Zelensky contro il Cavaliere. “Giusto, sacrosanto – ammonisce il capogruppo leghista Massimiliano Romeo – difendere il diritto dell’autodeterminazione di uno Stato sovrano come l’Ucraina. Poi attenzione a non inviare armi che rischino di trascinare l’alleanza atlantica in un conflitto diretto con la Russia. Perché questo vorrebbe dire far scoppiare la guerra nucleare”. Un avvertimento che arriva nello stesso giorno in cui anche l’ambasciatore russo a Roma, Sergey Razov lancia un secco monito a palazzo Chigi: “Fornendo armi a Kiev, l’Italia, forse contro la propria volontà (perlomeno contro la volontà di gran parte dei suoi cittadini), si fa trascinare in una contrapposizione militare, diventando parte in causa nel conflitto”.

Sulla questione interviene Giorgia Meloni: in una intervista al Tg4, registrata ieri ma diffusa oggi, ribadisce come “sia giusto favorire qualsiasi ipotesi di dialogo ma che non lo si possa fare se non si tengono in considerazione le rivendicazioni ucraine perché anche questo serve a rivendicare il diritto internazionale”. Intanto, al di là della questione delle armi, le parole nette del presidente ucraino contro Berlusconi, pronunciate a fianco della premier, restano come un macigno nei rapporti tra i due. Per tutta la giornata non vi sarebbe stato alcun contatto chiarificatore, tuttavia oggi è il giorno dei pontieri: la parola d’ordine dentro la maggioranza è sotterrare le asce di guerra, minimizzare, ridimensionare la polemica, placare gli animi, parlare il meno possibile per evitare tensioni ulteriori. Il gelo però è evidente.