Due persone sarebbero state iscritte nel registro degli indagati dopo la riapertura del caso di Matteo Toffanin, il 23enne ucciso a colpi di arma da fuoco mentre rincasava con la fidanzata, nel maggio 1992. Gli inquirenti tengono conto di una nuova pista: quella che possa essersi trattato di uno scambio di persona e che la vittima designata dell’agguato fosse in realtà Marino Bolando, oggi 70enne.
Matteo Toffanin Padova: riaperto il caso dopo oltre 30 anni
Dopo oltre trent’anni dai fatti, la Procura di Padova ha deciso, su richiesta del pm Roberto D’Angelo, di aprire un nuovo fascicolo di inchiesta per la morte di Matteo Toffanin, il ragazzo padovano di 23 anni che, la sera del 3 maggio 1992, fu ucciso a colpi di arma da fuoco mentre rincasava con la fidanzata, che rimase ferita ad una gamba. Secondo le ricostruzioni dell’epoca, i due erano appena tornati da una giornata trascorsa al mare quando, attorno alle 22, a pochi metri dal portone di casa, erano stati raggiunti da una serie di proiettili, che per Matteo erano risultati fatali. Un episodio cruento, che sconvolse l’opinione pubblica, soprattutto perché compiuto secondo dinamiche tipiche della criminalità organizzata, che allora, per tutti, si legava solo al Sud Italia.
Alla fine, il processo contro ignoti fu archiviato, il 17 settembre 1993. La risoluzione del caso potrebbero però, ora, essere vicina: risulterebbero già due le persone indagate dopo la riapertura delle indagini. Secondo quanto si apprende da fonti locali, sembra che gli inquirenti stiano seguendo, in particolare, una nuova pista: quella di un possibile scambio di persona. L’ipotesi è che Matteo sia stato ucciso per sbaglio, al posto della vittima designata, un uomo legato alla mala del Brenta, tale Marino Bolando, oggi 70enne, con diversi precedenti penali e all’epoca in affari con la banda di Felice Maniero sia per il traffico di droga che per le rapine.
Sembra che, nel 1992, Bolando abitasse nel condominio di fronte a quello di Toffanin: questo, insieme all’uso di un’auto simile a quella del pregiudicato da parte del 23enne, spiegherebbe l’errore dei due killer. A motivare l’omicidio sarebbe stato il mancato pagamento di una partita di droga: questo avrebbe fatto scattare la “punizione”. All’identità dei presunti assassini, due uomini residenti nel padovano, gli inquirenti sarebbero poi arrivati grazie alle numerose testimonianze raccolte negli anni, compresa quella di Cristina Marcadella, ex fidanzata di Toffanin, rimasta ferita nel corso dell’agguato. I due sospetti sono indagati per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.
A Cesena si è tornati ad indagare sulla morte di Chiara Bolognesi e Cristina Golinucci
Mentre a Padova si cerca di fare luce sull’omicidio di Toffanin, proseguono a Cesena le indagini sulla morte di Chiara Bolognesi, riaperte dopo trent’anni dai fatti: la 18enne, scomparsa misteriosamente da casa nel 1992, era stata trovata morta qualche mese dopo, nel fiume Savio. Il suo caso era stato archiviato come suicidio; ora gli inquirenti ipotizzano che sia stata uccisa e che la sua vicenda possa essere in qualche modo legata a quella di Cristina Golinucci, la 21enne sparita nel nulla due mesi prima del ritrovamento del corpo della 18enne. Per gli investigatori, di entrambi i delitti potrebbe essersi macchiato un unico killer, un uomo con precedenti per violenza su giovani donne e che avrebbe conosciuto tutte e due le ragazze. Ad innescare la riapertura dei casi sarebbe stata proprio la storia di altre giovani, che agli inizi degli anni Novanta frequentavano ambienti religiosi vicini a quelli di Bolognesi e Golinucci e che all’epoca avrebbero subìto abusi sessuali da parte del sospettato, un uomo particolarmente inserito nel mondo cattolico cesenate. Questi elementi, insieme a nuove testimonianze, potrebbero finalmente fare chiarezza sull’accaduto.