ALBERTO SORDI EREDI ENRICO VANZINA – Venti anni fa moriva Alberto Sordi, il 24 febbraio 2003 a Roma.

Il suo addio ha visto riversarsi in strada centinaia di migliaia di persone per l’ultimo saluto. Lo sceneggiatore e regista Enrico Vanzina, figlio di Steno (al secolo Stefano Vanzina) e amico da sempre di Sordi, lo ha ricordato con in un’intervista all’AGI: “È rimasto lui, i suoi film, la sua leggenda, il suo modo di essere italiano, la sua ironia, i suoi pezzi in televisione con la sua capacità di essere spiritoso con eleganza senza essere mai sbocciato, senza mai esagerare. È rimasta l’impronta che lui ha voluto dare a questo Paese guardandolo, un’impronta di copia, di imitazione, di rappresentazione del Paese. Insuperabile“. Albertone vide crescere sui set del padre lui e il fratello Carlo (morto a Roma l’8 luglio 2018) e frequentò sempre la loro casa.

Nessuno ha dimenticato il grande attore. Vanzina spiega addirittura che esiste un modo di vedere la vita alla Alberto Sordi: “Sordi è assolutamente speciale nel panorama delle icone del cinema italiano: ha osservato molto bene gli italiani e li ha portati sullo schermo grazie ai suoi sceneggiatori e i suoi registi. C’è un’operazione iniziale di osservazione degli italiani che lui porta sullo schermo, poi il modello è stato così forte che sono stati gli italiani a copiare lui. Ha fatto dei ruoli in cui metteva sempre qualcosa di suo, ma la cosa straordinaria è che lui creava un modello e poi diventava un modello egli stesso. Io conosco persone, soprattutto a Roma, che ancora dopo tanti anni parlano come lui, fanno le battute come lui. Vuol dire che è diventato un modello“.

Secondo lui, ciò che lo distingue da tutti gli attori di oggi che potrebbero stare nella commedia ed è che “in ogni personaggio che faceva, ruoli scritti dai maggiori sceneggiatori dell’epoca, ci metteva sempre qualcosa del suo carattere. Sordi in qualsiasi ruolo, rimaneva sempre un po’… Sordi“.

Alberto Sordi, possibili eredi? Per Enrico Vanzina era unico nel suo personaggio

Enrico Vanzina al momento non vede eredi di Albertone. Non considera il suo sostituto nemmeno Carlo Verdone, sebbene quest’ultimo sia entrato nel cuore degli italiani, e lo abbia rimpiazzato in quanto ad affetto e popolarità: “Verdone ha giustamente detto che non è l’erede di Sordi, perché Carlo ancora più di Sordi mette se stesso nei suoi personaggi“. Lo sceneggiatore e produttore romano ha espresso poi un giudizio anche su Checco Zalone: “Non ricorda Sordi, piuttosto ricorda Totò che ha incarnato il ‘Re degli ignoranti’, l’uomo che vien dal basso e svela la verità dei potenti cialtroni, stessa chiave di Checco Zalone che col suo candore rompe i conformismi“.

Alberto Sordi, ‘Totò e i re di Roma’, l’unico film girato insieme a Il Principe della risata

Su Totò, lo scrittore 73enne ha fatto presente: “L’unico film in cui Totò e Sordi recitano insieme lo ha fatto papà con Monicelli ed è ‘Totò e i re di Roma’ (1952, ndr), in cui Sordi fa il personaggio di un saputello e ha delle scene con Totò che sono le uniche insieme ed è un peccato che questo due giganti non abbiano mai fatto un film completo“.

Enrico Vanzina ha sottolineato a riguardo, il rischio concreto che l’abbondanza di informazioni e offerte audiovisive sulle piattaforme e sulle TV, con centinaia di serie e fiction, possano far sì che le pellicole ‘antiche’ di attori importanti come Alberto Sordi o Totò, possano essere proposte sempre meno alle nuove generazioni, che oggi, con i social network, hanno sempre meno memoria di questi artisti fantastici e dei grandi film del cinema italiano. Il suo commento sull’epoca attuale: “La televisione tra i tanti pregi che ha, oltre ai tantissimi difetti difatti, ovviamente, è che mantiene viva la memoria storia del Paese. Se abdica da questa sua funzione, sbaglia perché l’impianto narrativo di un Paese passa attraverso anche il riproporre cose del passato. Noi non potremmo essere gli italiani che siamo se non avessimo conosciuto Totò e Sordi“.

Totò e i Re di Roma è un film del 1952, diretto dalla coppia Steno e Mario Monicelli. La pellicola passò guai seri con la censura. Nella scena dove Alberto Sordi chiede a Totò il nome di un pachiderma, è evidente il suono della risposta doppiata con voce diversa, che risponde: “Bartali!“. A tradire il cambiamento, il movimento labiale dell’attore, ma anche la risposta di Sordi: “Vedo che lei non ha perso l’abitudine di insultare i suoi superiori“. Questa frase rende ancora più concreta la manomissione del copione originario. Il tono usato contiene abbastanza disprezzo e la parola “superiore” non può riferirsi al ciclista. Se si guarda infatti il labiale di Totò, si può leggere che pronuncia “De Gasperi!“.