Questa mattina, il Ros e la Guardia di Finanza hanno sequestrato nel Casertano beni per circa 60 milioni di euro all’imprenditore Paolo Siciliano, sospettato di intrattenere rapporti con la Camorra. L’uomo era da anni attivo nella grande distribuzione e commercio all’ingrosso di prodotti alimentari, ultimamente con l’utilizzo del marchio Pellicano. La misura è stata emessa dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Sezione Misure di Prevenzione su proposta della Procura della Repubblica di Napoli.

Il sequestro dei beni

Paolo Siciliano è titolare di 8 aziende operanti nella provincia di Caserta, attive nel settore immobiliare, edile e della grande distribuzione e commercio all’ingrosso di prodotti alimentari, a cui fa capo una catena di supermercati presenti con 21 punti vendita nella provincia di Caserta.

Questa mattina, nello specifico, sono stati sequestrati vari conti correnti, quote societarie e beni strumentali, per un valore stimato in circa 60 milioni di euro. Paolo Siciliano, secondo gli inquirenti, sarebbe vicino al clan Belforte e al clan dei Casalesi – Gruppo Zagaria.  Il sequestro è stato disposto anche per i rapporti che aveva con i nipoti di Michele Zagaria, figli della sorella Beatrice.

I rapporti dell’imprenditore casertano con la Camorra

A gennaio dell’anno scorso, nell’ambito di una inchiesta sull’usura per conto del clan Belforte di Marcianise, per Paolo Siciliano erano stati disposti i domiciliari. Altri due invece (Gennaro Buonanno e Giovanni Buonanno, rispettivamente 73 e 41 anni, entrambi di Marcianise) erano finiti in manette.

Gli arresti erano arrivati in esecuzione di una ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. I tre erano ritenuti gravemente indiziati della commissione, a vario titolo, dei reati di usura, estorsione e impiego di proventi illeciti, anche mediante l’utilizzo del cosiddetto metodo mafioso. Siciliano, in particolare, già al centro di indagini per collegamenti coi Casalesi, avrebbe incassato gli assegni dei due Buonanno, pur consapevole della provenienza, e avrebbe riciclato quel denaro per pagamenti dei suoi supermercati.