Che il fumo passivo faccia male alla salute è ormai risaputo, oltre che frutto di analisi e ricerche decennali; un nuovo studio condotto da un team di ricerca di Milano ha messo ora in luce che anche gli animali domestici ne subiscono gli effetti negativi: come accade per i bambini, anche per i cani l’esposizione al fumo avviene per inalazione ambientale e assorbimento transdermico e le conseguenze sarebbero altrettanto nocive per la loro salute. Un fattore da non trascurare per la prevenzione delle malattie e per il benessere animale.
Che cos’è il fumo passivo e quali sono le malattie ad esso associate
Per fumo “passivo” si intende quello che viene inalato involontariamente dalle persone che si trovano a contatto con uno o più fumatori “attivi” e comprende sia il fumo prodotto dalla combustione lenta della sigaretta o di altro prodotto del tabacco da fumo (sigari, pipe, ecc.) – incluse le sigarette elettroniche – sia quello prodotto dall’espirazione del fumo dal fumatore, diluito con aria dall’ambiente. Esistono sostanziali evidenze scientifiche che, inalandolo, anche i non fumatori abbiano la possibilità di sviluppare le principali malattie associate al fumo, come quelle respiratorie, coronariche e cardiache, oltre che i tumori, soprattutto ai polmoni. Nei soli Stati Uniti, sarebbero 5mila i decessi annuali per cancro al polmone dei non fumatori; in Italia il fumo passivo, stando ai dati del Ministero della Salute, provocherebbe invece un migliaio di morti l’anno. Ma secondo gli ultimi studi, anche gli animali domestici, inclusi i cani, ne risentirebbero.
Effetti fumo passivo cane: i risultati di uno studio italiano
A dimostrare che anche i cani subiscono gli effetti nocivi del fumo passivo è uno studio condotto dall’Università degli studi di Milano, coordinata da Debora Groppetti, docente di Clinica Ostetrica e Ginecologia Veterinaria presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria e Scienze Animali e pubblicata di recente su MDPI. Essendo tra gli animali domestici più diffusi e condividendo con l’uomo spazi, abitudini e cibo, i cani sarebbero infatti esposti agli stessi rischi e malattie ambientali dei loro proprietari. Come per i bambini, anche per loro l’esposizione al fumo avverrebbe non solo per inalazione ambientale, “ma anche attraverso l’assorbimento transdermico”, spiega Silvia Mazzola, docente di Fisiologia Veterinaria e coautrice dello studio.
La ricerca ha coinvolto in totale 32 cani sani di entrambi i sessi. A seconda che vivessero con umani fumatori o non, i 32 partecipanti allo studio sono poi stati divisi in due gruppi: nel primo sono stati inclusi gli esposti al fumo passivo e nei secondi i non esposti. A tutti è stato prelevato un campione di pelo e di sangue, necessario nell’ambito dei controlli di routine; parte del siero è stato utilizzato per analizzare l’eventuale presenza di cotinina, il principale metabolita della nicotina, attraverso la metodica ELISA, un test basato sull’utilizzo di un enzima legato a un anticorpo per rilevare e quantificare la presenza di un antigene specifico in un campione biologico. I risultati hanno evidenziato un aumento della cotinina nel siero e nel pelo dei cani esposti al fumo rispetto a quelli non esposti.
“Sensibilizzare i proprietari di animali fumatori sui potenziali danni che il fumo passivo potrebbe arrecare ai loro cani da compagnia non è un fattore trascurabile, non solo in termini di prevenzione delle malattie legate al fumo, ma anche di tutela del benessere animale”, spiega ancora Silvia Mazzola. I risultati elaborati finora, comunque, sarebbero solo la prima parte di uno studio più ampio, che ha come obiettivo quello di valutare i potenziali effetti dell’esposizione al fumo passivo sulla loro riproduzione. Una cosa di cui non si può non tenere conto quando si decide di accogliere in casa un animale domestico.