Perché si chiama martedì grasso? Il carnevale 2023 è giunto al termine, oggi si festeggia l’ultimo giorno della festa più goliardica dell’anno e sono tanti gli eventi previsti in tutta Italia. Feste in maschera, sfilate e appuntamenti per le città per i bambini, il tutto condito dai piatti locali. Il martedì grasso porta via la festa, ma perché si chiama così e cosa si mangia per l’occasione? Scopriamolo insieme.

Perché si chiama martedì grasso?

Il Martedì Grasso è il giorno precedente al Mercoledì delle Ceneri e quindi all’apertura della Quaresima. In passato, consisteva nell’ultimo giorno prima di Pasqua in cui era possibile divertirsi prima di iniziare il percorso spirituale fino alla resurrezione di Cristo. Nella tradizione attuale, è diventato l’ultimo giorno in cui si può mangiare la carne e quindi l’inizio di una preparazione verso il periodo di penitenza quaresimale, caratterizzato dalla rinuncia alla carne.

Facendo riferimento al Carnevale, il significato rimanda all’origine della parola stessa che deriva dal latino Carnem levare, vale adire eliminare la carne. Proprio a partire da questa data, i credenti potevano iniziare il digiuno e avvicinarsi sempre di più alle sofferenze di Cristo.

Oggi, il Martedì Grasso è festa che unisce l’Italia intera e altre parti del mondo. Per il nostro territorio sono previsti diversi eventi da Nord a Sud, fino al Centro dove in alcune zone il carnevale è molto sentito. Nello specifico ricordiamo gli appuntamenti in Lombardia, a Milano con il Carnevale Ambrosiano che ha una durata maggiore rispetto al Carnevale in quanto prevede che la Quaresima inizia la domenica dopo al mercoledì delle ceneri. In provincia di Parma, a Fontevivo, invece, la tradizione vuole che il mercoledì delle ceneri si festeggi il marcordì sguròt.

A Viareggio per tutto il mese di febbraio sono previste le tradizionali sfilate con abiti succinti e maschere eleganti e iconiche che lasciano a bocca aperta migliaia di turisti provenienti da ogni parte del mondo. Nel centro Italia a Civita Castellana, l’ultima sfilata ha luogo proprio il martedì grasso con il rogo del Puccio, simbolo del Carnevale.

Anche in altre parti del mondo il Martedì grasso viene festeggiato. In Francia, per esempio, questa data è legata alla festa medievale, la Fete des Fous ovvero la Festa dei folli; nel Regno Unito prende il nome di Shrove Tuesday, gli inglesi poi parlano di Pancake Day dato che in questo giorno la tradizione vuole che i pancake siano il piatto principale. In Danimarca, si chiama la sera del digiuno e la tradizione vuole che venga eletto il cosiddetto re dei gatti.

Cosa si mangia?

Come la tradizione vuole, anche per quanto riguarda le ricette del Carnevale, ogni Paese ha dei piatti locali molto simili tra loro che cambiano nome a seconda della regione. I grandi classici della festa più allegra dell’anno sono le chiacchiere, anche chiamate frappe, o i cenci, le cioffe, o le sfrappole. Poi ancora le castagnole, palline fritte e con zucchero a velo che possono essere farcite con la crema o la nutella, ma si trovano anche senza ripieno. In alcune parti d’Italia prendono il nome di scroccafusi. Non può mancare nella lista dei dolci di Carnevale il cosiddetto sanguinaccio, la crema al cioccolato che accompagna le chiacchiere, e all’origine era aromatizzata con il sangue di maiale. Oggi sono tante le varianti e in molti casi non viene più preparato con questo ingrediente che in passato le lasciava un retrogusto acidulo. In Veneto, non è Carnevale senza le frittelle all’uvetta chiamate anche fritole veneziane. Poi ancora in Basilicata, vengono fritte canestrelle di Carnevale bagnate con il miele e cosparse di codine di topo colorate. Anche in Sardegna si frigge un piatto locale, i cosiddetti Fatti Fritti, soffici ciambelloni ricoperti di zucchero.