La Ineos Grenadiers sta faticando rispetto allo scorso decennio: la compagine britannica sta cercando alternative e finalmente arriva qualche buona notizia, come Daniel Martinez che in Portogallo ha vinto la Volta ao Algarve.
Ma le notizie non solo positive: Egan Bernal, di ritorno dal gravissimo infortunio, non sembra essere in condizione di correre, come dimostra anche il suo ritiro alla Vuelta San Juan.
Ineos Grenadiers su Egan Bernal. “Non abbiamo alcuna aspettativa”
Per il momento, in chiave Tour siamo focalizzati su Martinez . Egan? Non abbiamo alcuna aspettativa su di lui. Penso che non sarebbe giusto. Lui ha le sue, di aspettative, perché è molto motivato. Ma non possiamo dire nulla per quel che riguarda il Tour de France, è tutto ancora da vedere. Non si può dire nulla a Bernal per quello che ha fatto in chiave riabilitazione. È già stato fenomenale nell’essere riuscito ad arrivare dov’è ora. Noi siamo con lui, al suo fianco, dandogli tutte le opportunità possibile e sostenendolo al 100 per cento. Sappiamo che è frustrato, che ha una voglia matta di gareggiare. Ma noi dobbiamo essere secchi con questi ragazzi, perché loro vogliono sempre spingere al massimo. A volte, devi trattenerli, perché non vogliamo correre alcun rischio con lui.
La speranza Tour de France
Egan sta recuperando, è un grande corridore e saprà tornare al massimo. La strada verso il Tour de France è ancora lunga, ci sono tante corse e tutto può succedere. In squadra abbiamo anche Tom Pidcock, che va molto forte. Dobbiamo muoverci con calma, passo dopo passo
Il racconto di Bernal ad un anno dall’incidente
Era un normale allenamento con la squadra, alcuni con la bici normale, io con quella da crono. Dopo un po’ alcuni si sono fermati e io ho voluto continuare da solo, c’era una macchina che mi scortava. La posizione sulla bici da crono è particolare, devi essere più aerodinamico possibile. Per dirla in breve, bisogna avere la testa bassa e le braccia ravvicinate. Arrivato a Gacanchipa ho guardato avanti e non c’era nulla, ricordo che andavo a 58 all’ora, il vento era a favore e ho cominciato ad accelerare. Ho visto 62 km/h sul computerino e poi ho colpito il bus. A terra non riuscivo a respirare. Stavo per svenire, quando sono riuscito a riprendere fiato. Ho alzato la testa e ho visto la parte posteriore dell’autobus. Il meccanico che mi seguiva ha chiamato immediatamente il medico della squadra, che è arrivato velocemente e grazie a lui sono ancora in vita