Il conteggio delle calorie, probabilmente, ha fatto fino ad oggi più male che bene, focalizzando l’attenzione di una corretta alimentazione in modo sbagliato: se si escludono le esagerazioni, è più importante cosa si mangia, e come, rispetto a quanto. La colpa di questa procedura va in parte anche data alla scienza, infatti per più di cento anni il sistema che si è usato per capire “quanto mangiare” è stato appunto, il conto delle calorie (Cal = kcal): 2500 al giorno per i maschi, qualcosa in meno per le donne.

Ma cosa sono effettivamente le calorie? Le calorie rappresentano la quantità di energia contenuta in un cibo misurata “bruciando” il cibo in un forno e guardando quanto calore si genera: 4 Cal per ogni grammo di glucidi e proteine, circa il doppio per il grasso. Sembrerebbe tutto molto semplice, ma in realtà non è così: questa quantità c’entra solo parzialmente con l’assunzione di energia da parte dell’organismo.

Contare le calorie, a cosa serve?

Per esempio, due cibi possono contenere la stessa quantità di calorie ma produrre effetti ben diversi: un cucchiaino di zucchero produce una variazione di insulina (e quindi una capacità di produrre grasso come scorta) molto maggiore dell’equivalente calorico di pasta integrale (il cui contributo calorico è ceduto 10 volte più lentamente); un piatto ben cotto è molto più rapidamente digeribile che uno crudo; non è indifferente se le calorie provengono da una caramella o dagli spinaci. Le calorie sono da considerare se si parla di quantità importanti, ma le differenze tra i vari cibi e sistemi di cottura possono far variare l’assimilazione anche del 50%.

A chiunque è capitato almeno una volta di intraprendere una dieta fai da te utilizzando il metodo del conteggio delle calorie: ogni giorno ci si è trovati a registrare su una delle tantissime app a disposizione tutto quello che si stava mangiando, a controllare se i crackers contenessero 114 o 121 calorie al pacchetto, a scegliere la mozzarella light, a fare snack con barrette di cereali perché hanno meno calorie di una mele, a scartare le noci  perché troppo caloriche in favore delle mandorle e così via. Contare le calorie è un complesso lavoro mentale in una quotidianità già di per sé piuttosto frenetica, che genera stress e mette di malumore, impone un rigido controllo che ci fa sentire fuori posto o in colpa appena molliamo la presa e tentiamo di gustarci una coppetta di gelato o un piatto di pasta al ragù. Contare le calorie interferisce con l’alimentazione intuitiva, infatti, l’uomo è per natura un mangiatore intuitivo: anche qualora non conoscesse nulla riguardo a calorie, carboidrati, grassi e proteine, sarebbe capace di regolarsi in modo naturale cibandosi di quegli alimenti che soddisfano il suo fabbisogno. Questo meccanismo di autoregolazione è particolarmente lampante nei neonati, che smettono di poppare il latte semplicemente quando sono sazi. Allo stesso modo i bambini piccoli possono fare i capricci a tavola, ma quando hanno veramente fame non hanno problemi a mangiare qualsiasi pietanza.

Quindi, per il nostro bene, dovremmo imparare a mangiare a seconda di quello che il nostro corpo chiede, non basarci sul responso di calcoli matematici, che molto spesso risultano approssimativi e soprattutto sono il metodo più sbagliato per perdere peso.

Claudia Mosticone