Un diverso impatto RdC per le famiglie, nessun taglio e più vantaggi per le mamme, se non fosse per una serie di particolarità da tener conto.
Il governo italiano ha disposto una serie di correttivi applicati da subito sul Reddito di cittadinanza. Una stretta serrata all’ammortizzatore sociale anticipata in sede elettorale.
Sicuramente, non tutti si sarebbero aspettati un intervento così decisivo e risolutore. In qualche modo l’Esecutivo con le nuove direttive ha stravolto la vita di cittadini e famiglie.
RdC 2023: tagli e decadenza
Ad oggi, sono state ridotte le mensilità spettanti passate da 18 a 7 (ma non per tutti), e sono stati introdotti nuovi adempimenti aumentando i rischi di perdita del beneficio per una parte dei percettori del sussidio.
Il vero problema, riguarda l’applicazione delle nuove regole che scindono le fasce degli eventi diritto generando non poche problematiche.
Sappiamo che i percettori occupabili del RdC ricevono il sussidio fino a luglio 2023, poco o male si applica la norma e fin qui nessun problema. Ma se una donna percettore del sussidio diventa madre qualche mese più tardi, cosa succede?
Cosa cambia per le neo mamme nel 2023 per il reddito di cittadinanza?
Le novità sulla misura non sono state poche, al di là della riduzione dell’erogazione per alcuni, ben presto arriverà la cessazione definitiva del beneficio economico.
Il governo Meloni ha portato avanti la strategia per colpire i furbetti del RdC, ma soprattutto, ha previsto anche l’abolizione definitiva dell’ammortizzatore sociale.
Per il momento, il sussidio acquisisce una valenza diversa in base alla categoria dei beneficiari. Infatti, continuano a ricevere, senza obblighi formativi o riduzioni per il 2023, l’accredito mensile le famiglie formate da membri over 60, minori e disabili.
Per le famiglie dove mancano questi criteri principali la questione diventa più complessa, in quanto sono soggetti all’obbligo formativo, alla decadenza del sussidio se viene meno l’accettazione dell’offerta di lavoro e soggetti allo svolgimento delle attività di pubblica utilità. In tutto questo, la durata del sussidio corrisponde a sole sette mensilità.
In sostanza, sono obbligati a rispettare tutte queste regole le famiglia con membri tra i 18 ed i 59 anni di età, senza over 60, figli minori o disabili .
Quando finirà il Reddito di cittadinanza?
Il Reddito di cittadinanza non avrà vita lunga. Infatti, tra circa 10 mesi dovrebbe scattare l’abolizione definitiva dell’ammortizzatore sociale. Le previsioni portano alla cessazione del RdC dopo il 2023, per cui dal 1° gennaio 2024 la misura non dovrebbe più essere operativa.
Partendo tra l’altro dall’applicazione della norma, emerge da subito la tutela per la famiglia con figli minori e disabili, a cui non si applicano le nuove regole.
Tuttavia, il vero problema, si pone per le neo mamme che diventano genitrici qualche mese più tardi dalla scadenza del beneficio, secondo i termini di legge, ovvero dopo luglio 2023.
In sostanza, appare chiaro che nella norma non esiste alcuna postilla per le “donne in attesa del primo figlio”.
Il legislatore nel predisporre la stretta sul Reddito di cittadinanza, ha tenuto conto dei figli minori e disabili, lasciando inalterato la distribuzione del beneficio economico per le famiglie così composte. Nello stesso modo, non esiste un aggancio normativo che tutela le donne in stato di gravidanza.
In teoria, il minore non è nato, per cui la donna incinta non viene tutelata come madre, ma finisce nel gruppo dei percettori under 60 con l’obbligo di rispettare tutti i vincoli normativi, pena la decadenza del beneficio prima dei 7 mesi. Oltretutto, non viene previsto neanche lo sblocco del sussidio alla scadenza delle sette mensilità.
RdC per le donne in stato di gravidanza
Per le donne in stato di gravidanza non sono presenti particolari cambiamenti. Nessuna norma che implichi la non applicazione delle nuove disposizioni in vigore dal 2023.
Per ora, è possibile richiedere l’esonero dal patto per il lavoro, le donne in stato di gravidanza sono tenute al reinserimento nel mondo del lavoro, con l’obbligo di frequenza in un percorso formativo, oltre all’accettazione della prima offerta di lavoro.
Infatti, la legge prevede l’esonero dal Patto per il Lavoro del reddito di cittadinanza, in presenza di diversi motivi, tra cui: caso di malattia, per motivi di salute, gravidanza, invalidità e così via.
In sostanza, la donna incita può percepire il RdC evitando l’obbligo dell’accettazione dell’offerta lavorativa o della frequenza del corso di formazione solo presentando l’esonero secondo i principi dettati dalla normativa vigente.
Tuttavia, l’erogazione del beneficio oltre le sette mensilità è subordinata dalla nascita del bambino/a prima della scadenza della misura.