Dopo la prima ricostruzione da parte degli investigatori, emergono dettagli inquietanti sull’omicidio della piccola Chiara Carta in provincia di Oristano. La mamma ha inferto più di venti coltellate in varie parti del corpo della figlia grazie a un coltellino a serramanico e poi le ha anche stretto un cavetto telefonico al collo per strangolarla. Questa la scena macabra dell’afferrato omicidio in un paesino della Sardegna.
La donna è ricoverata: non è in pericolo di vita
Monica Vinci, è lei la killer che ha spezzato la vita della sua giovane figlia di soli 13 anni. 52 anni e originaria di Nureci, ha cercato poi di togliersi la vita lanciandosi da una finestra del primo piano della casa di via Martiri del Risorgimento, a Silì, dove la tragedia si è consumata nella giornata di ieri intorno alle due del pomeriggio. In ospedale, poi è stato trasportato anche l’ex marito della donna Piero Carta, il papà di Chiara, un sottufficiale della polizia locale. L’uomo ha avuto un leggero malore prima di essere trasferito al pronto soccorso di Oristano. Adesso la casa di Silì è stata posto sotto sequestro: mentre nella mattinata di oggi qualcuno ha deposto sulla ringhiera un mazzolino di rose nel ricordo della piccola Chiara.
Omicidio, l’autopsia nella giornata di martedì
È Roberto Demontis, il medico legale che eseguirà l’autopsia sulla bambina già da ieri in obitorio. L’appuntamento è fissato a martedì prossimo presso l’ospedale San Martino di Oristano. La madre invece è rimasta ricoverata nell’ospedale Santissima Annunziata di Sassari dove è sorvegliata in ogni momento della giornata: non è in pericolo di vita ma resta comunque in uno stato precario a livello fisico e mentale.Nel frattempo gli inquirenti aspettano l’ok dei medici per poter parlare con la donna e capire il perché del folle gesto nei confronti della “sua” bambina.