Questa mattina al Parco Nord di Milano, tra Sesto San Giovanni e Bresso, è comparsa una svastica composta con i pali della recinzione.
Lo ha reso noto il gruppo provinciale Anpi Milano pubblicando su Facebook la foto di quanto è stato trovato tra l’erba dove sorge il Monumento al Deportato e commentando così l’accaduto:
“È una gravissima provocazione di stampo fascista che costituisce un vergognoso oltraggio a tutti coloro che persero la vita a seguito della deportazione nei lager nazisti, per avere scelto di lottare contro le nefandezze del nazifascismo”.
“Condanniamo questo atto spregevole, provocatorio e lesivo della memoria di chi ha subito deportazione ed è andato incontro alla morte nei lager nazisti”, scrive il gruppo provinciale Anpi Milano riferendosi alla svastica fatta con i pali della recinzione: “Chiediamo alle pubbliche autorità maggiore vigilanza e la condanna da parte delle amministrazioni locali di questo atto”.
Infine, il presidente della sezione provinciale Roberto Cenati ha fatto presente come, di fronte ad “atti di sfregio alla memoria e di intolleranza” che “si stanno verificando con maggiore frequenza”, ci sia “bisogno di intransigenza da parte di politica e forze sociali e non atteggiamenti di sottovalutazione e minimizzazione”.
L’Associazione partigiani ha comunque voluto ribadire che “manterrà alta la vigilanza a difesa della democrazia nata dalla Resistenza, la cui eredità più preziosa è la nostra Carta costituzionale”.
Milano svastica al Parco Nord: pochi giorni fa danneggiato il Monumento ai deportati
Solo pochi giorni fa, sempre al Parco Nord, era stato danneggiato il Monumento ai deportati. In particolare, era stata danneggiata la teca che contiene la cenere e la terra del lager di Dachau, riportate da Ettore Zilli e padre David Maria Turoldo per conto dei familiari e dei sopravvissuti.
A denunciare l’accaduto anche in quel caso era stata l’Anpi provinciale di Milano che ha postato la foto della teca deturpata sulla pagina Facebook dell’associazione e ha commentato così il gesto:
“Il monumento al deportato politico è proprio sulla cima della collinetta del Parco Nord, a Sesto San Giovanni nell’area ex Breda, e ricorda le centinaia di lavoratori autori degli scioperi del Marzo 1944 per la libertà e contro la guerra e il regime nazifascista. Solo per questo motivo infatti ne deportarono centinaia di cui pochi fecero ritorno. Tutti i loro nomi sono ricordati ai piedi della stele. Qualche balordo fascistello ha deturpato così come vedete nella foto le teche del monumento che ricorda la deportazione politica”.
Un atto tanto più grave e odioso perché avvenuto pochi giorni dopo la Giornata della Memoria: “L’episodio avvenuto solo qualche settimana dopo il 27 Gennaio ci preoccupa e deve spingerci a tenere più che mai vivi i valori della memoria legata alla conoscenza storica e ai principi della nostra carta costituzionale, per contrastare pericolose rimozioni e derive” commenta Roberto Cenati, il presidente dell’Anpi provinciale milanese.
“Vile attacco che colpisce tutta la comunità antifascista e democratica”
Il monumento è collocato su una collinetta formata dalle macerie delle fonderie Breda (nel territorio di Sesto San Giovanni), ed è dedicato ai cittadini che lavoravano nelle fabbriche dell’area industriale di Sesto San Giovanni e che furono arrestati e deportati nei campi di concentramento nazista tra i quali quello di Dachau.
L’opera fu progettata da Lodovico Barbiano di Belgiojoso ex deportato e da suo figlio Alberico anche lui architetto dello studio BBPR, voluto dal Comune di Sesto San Giovanni e donato al Parco Nord, è stato inaugurato a Novembre del 1998 ed è dedicato ai “cittadini di Bresso, Cinisello Balsamo, Cologno Monzese, Milano, Monza, Muggiò, Sesto San Giovanni e degli altri comuni del circondario arrestati dai nazifascisti nell’area industriale di Sesto San Giovanni durante la Resistenza e deportati nei campi di sterminio nazisti”.
Roberto Cenati ha definito inoltre, l’episodio “una vergognosa vandalizzazione che costituisce un’ignobile offesa alla memoria di tutti coloro che persero la propria vita, a seguito della deportazione nei lager nazisti, per avere fatto una scelta coraggiosa: quella di opporsi alle nefandezze del nazifascismo”.