Marito taccagno, arriva dalla Cassazione la condanna per maltrattamenti dovuti a comportamenti di “risparmio domestico” sconfinati in “un vero e proprio assillo e regime, tale da cagionare alla persona offesa uno stato di ansia e frustrazione”. Il 17 febbraio la Cassazione ha emesso il suo verdetto condannando l’uomo per un “campionario di comportamenti” davvero singolari, volti a un risparmio domestico ossessivo, peraltro non giustificato dalla situazione familiare piuttosto agiata (entrambi lavoratori con stipendio, la moglie è medico). Tali comportamenti si concretizzavano nel risparmio dell’acqua per lavarsi e della carta igienica, contata a strappi. In più, lo stato d’ansia al quale era sottoposta la moglie era dovuto ad accuse e offese di essere “una sprecona”, fino a divenire spintoni e a usare le materie forti. In varie occasione l’uomo arrivava a pizzicarle la guancia, a mo’ di rimprovero, quasi a rimarcare uno stato di sudditanza della moglie nei suoi confronti. La situazione di sottomissione ha avuto fine solo con la separazione dopo due anni di matrimonio: se è vero che i coniugi possono adottare un modo di fare finalizzato al risparmio, è altrettanto vero che questo deve essere condiviso e mai imposto, in particolare sulle esigenze giornaliere di vita e di cura della persona.

Marito taccagno costringeva la moglie a un risparmio ossessivo, condannato per maltrattamenti

È arrivata così la sentenza numero 6937 del 17 febbraio 2023 della Cassazione, VI sezione penale, a stabilire la conclusione definitiva della vicenda di una famiglia di marito, moglie e figlia, con la condanna dell’uomo a un anno e cinque mesi di carcere, pena aggravata anche da episodi di lesioni. L’attenzione delle difese si è concentrata proprio sull’atteggiamento di “risparmio domestico” dal quale ne è scaturita la condotta maltrattante. Per la sentenza, il giudice si è rifatto a quanto prevede l’articolo 143 del codice civile, il quale afferma che “con il matrimonio, i coniugi, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, si impegnano a contribuire ai bisogni della famiglia”. Dall’articolo è ragionevole prevedere che i coniugi stabiliscano anche uno stile di vita, eventualmente improntato al risparmio, ma che questo non debba essere imposto, tanto più per quanto riguarda le minime e giornaliere esigenze di vita e di cura della persona. Nella sentenza, dunque, non è in dubbio il risparmio domestico, ma la condotta dell’uomo culminata in “un vero e proprio assillo e regime, tale da cagionare alla persona offesa uno stato di ansia e frustrazione”. Una coartazione alla quale erano costrette sia la moglie che la figlia, a leggere il campionario di comportamenti che l’uomo adottava per risparmiare su tutto, dall’acqua alla carta, dai vestiti alle marche da acquistare.

L’episodio del tovagliolino di carta, recuperato dalla spazzatura e tagliato in dieci pezzi per il riutilizzo

Si può dire, dunque, che i comportamenti che hanno portato alla sentenza della Cassazione sono vere e proprie manie singolari sul risparmio domestico. Il marito taccagno imponeva alla moglie i negozi nei quali fare la spesa, che erano quelli dove si poteva acquistare a buon prezzo, ma anche i prodotti da acquistare. Questi ultimi non dovevano essere di marca, ma prodotti in offerta. E ciò riguardava tanto l’abbigliamento, quanto le altre necessità per la casa. Addirittura, la moglie doveva buttare gli scontrini oppure nascondergli gli acquisti, chiedendo alle amiche di simulare un regalo per lei o ai suoi genitori di mettere al sicuro le spese fatte. La condotta dell’uomo, tuttavia, si spingeva oltre, fino alla cura e all’igiene personale, anche della figlia, costretta “a utilizzare solo due strappi di carta igienica”, a “salvare” l’acqua utilizzata per lavarsi in una bacinella e a limitare la doccia a una volta a settimana. Tra i comportamenti che la Cassazione ha giudicato, emblematico è stato l’episodio del tovagliolino di carta buttato nell’immondizia: la moglie fu stata costretta a recuperarlo e ammonita perché “si poteva utilizzare ancora”. Il marito aggiunse: “Questo si può tagliare addirittura in dieci pezzi”.