Paolo Gentiloni, commissario Ue all’Economia, guarda con cauto ottimismo alle sfide che attendono il Vecchio Continente in futuro: guerra in Ucraina, riduzione dell’inflazione e competitività rispetto a Stati Uniti e Cina. Mai come adesso, a differenza di quanto visto in alcuni frangenti del 2022, “‘c’è uno straordinario bisogno d’Europa“.

Bisogna proseguire con l’approccio di fare le cose insieme e abbandonare la logica del “ciascuno fa per sè”

Paolo Gentiloni, intervistato dal Corriere della Sera

Risposte condivise a bisogni esistenti ma anche a quelli nuovi. La politica industriale sta cambiando, serve proseguire sulla buona strada per quanto riguarda i rispettivi Pnrr, infine l’istituzione del fondo di sovranità che farà passi avanti nella prossima sessione del 14 marzo.

Gentiloni: “Ucraina e inflazione due sfide da vincere per l’Ue”

Il focus si sposta poi dall’Europa all’Italia, di cui Gentiloni è stato presidente del Consiglio dal 2016 al 2018. Il nostro Paese, come da accordi, è quello che ha percepito la maggior parte dei fondi destinati al Pnrr: 67 miliardi (su 144). Eppure, sottolinea il commissario, “concentrarsi solamente sull’assorbimento di queste risorse è necessario ma non sufficiente“. La verità è che l’Italia e l’Europa rischiano seriamente di perdere terreno rispetto agli altri mercati internazionali nei settori che oggi rappresentano il futuro: clima ed energia pulita.

Il rappresentante economico di Bruxelles mette sul piatto due valori economici: 930 miliardi di dollari. Questa la cifra complessiva degli investimenti di Cina (550 miliardi) e Usa (380) sui due settori solo nello scorso anno, nonostante da un lato ci sia stata una pandemia e dall’altro molte finanze siano state allocate al sostegno bellico per l’Ucraina.

La domanda che l’Europa deve dunque porsi è come essere competitiva almeno quanto Washington e Pechino. Per l’ex premier la risposta non risiede nell’allentamento dei vincoli sul Patto di Stabilità, come il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti richiede a gran voce.

Come Europa proponiamo che chi investe sulla clean tech abbia più tempo, fino a sette anni, per la riduzione graduale del debito. Così credo si incoraggino gli investimenti su clima e ambiente

A pesare ulteriormente sulla tenuta del sistema sono le previsioni del 2024, sia per l’Italia che in Ue. L’inasprimento dei tassi da parte della Bce per abbassare l’inflazione rischia di rallentare fortemente la liquidità corrente, per famiglie e imprese. Ecco dunque che, laddove il credito privato non riesce a sostenere le spese, è il credito pubblico (grazie ai fondi del Recovery Plan) a dover intervenire. Impossibile pensare a politiche di bilancio ulteriormente in deficit.

E in Italia è lecito chiedersi se la spinta degli ultimi anni nella spesa sia stata dettata dai frequenti bonus introdotti dai vari governi, a cominciare dal Superbonus. Per Gentiloni “c’è stato sicuramente un impulso dato dalla necessità di attenersi alle normative europee sull’efficientamento energetico“. Poi la confessione di aver richiesto a Palazzo Chigi un report sui risultati ottenuti dal sussidio cancellato pochi giorni fa dal governo di Giorgia Meloni.