Bonus edilizi, soluzione compensazione crediti 1° marzo 2023 per superare lo stop della cessione dei crediti d’imposta e sbloccare il plafond delle banche che potrebbero riaprire all’acquisto dei superbonus pregressi. Il calcolo contabile che l’Istat farà sugli sconti fiscali il prossimo 1° marzo, dopo le consultazioni con l’Eurostat sulla classificazione dei crediti d’imposta del superbonus, apre alla possibilità per le banche di compensare gli F24 delle imposte dei propri correntisti con i bonus pregressi permettendone lo smaltimento. Proposta già lanciata dall’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) e dall’Associazione bancaria italiana (Abi) ma che, nel ricalcolo dell’Istat, potrebbe avere una valenza ufficiale nell’imputare gli indebitamenti procurati dai bonus edilizi ai bilanci statali degli scorsi anni. Le stesse speranze di apertura alla compensazione sono nutrite da Italia Viva che propone anche lo spostamento della presentazione della Cilas alla fine del prossimo marzo per dare la possibilità a chi ha già programmato i lavori e si è trovato spiazzato dall’entrata in vigore del decreto “Cessione crediti” del 17 febbraio scorso, di avere più tempo per provvedervi.

Bonus compensazione crediti 1° marzo 2023, di cosa si tratta

Il quadro della cessione dei crediti d’imposta sui bonus edilizi e sul superbonus 110% potrebbe cambiare in fretta dalla nuove indicazioni dell’Istat sui saldi di finanza pubblica del 1° marzo 2023. Dal confronto con l’Eurostat sulla classificazione dei crediti d’imposta sul bilancio statale, infatti, potrebbe arrivare l’indicazione di imputare tutti i crediti per competenza agli anni nei quali si generano, anziché spalmarli nei cinque anni di valenza della compensazione fiscale. Questa nuova classificazione dei crediti d’imposta avrebbe una doppia conseguenza: da un lato si andrebbe a peggiorare la situazione dei conti pubblici degli anni 2021 e, soprattutto, del 2022; dall’altro, i bonus non peserebbero sui bilanci statali degli anni successivi, soprattutto del 2023, anno nel quale l’entità della cessione dei crediti è di gran lunga ridotta, generando utili negli anni a venire. Tutto questo meccanismo aprirebbe la strada alla compensazione tra i vecchi crediti d’imposta – che attualmente ammontano a decine di miliardi di euro – e le tasse da versare con il modello F24. In questo modo, le banche – ma in questo meccanismo potrebbero entrare anche Cassa depositi e prestiti e Sace – avrebbero la possibilità di liberare spazio fiscale nei propri cassetti e procedere con l’acquisto di nuovi bonus edilizi da quegli operatori e imprese che, ad oggi, non sanno a chi cedere i propri crediti e non hanno spazio fiscale per compensarli. L’obiettivo è quello di smaltire tutti i crediti d’imposta pregressi. L’impatto negativo di questo pregresso sui conti dello Stato sarebbe di 50,9 miliardi di euro del solo superbonus 110% nell’anno 2022 e di 17,8 miliardi di euro del 2021.

Nuove cessioni crediti con lo sblocco plafond delle banche e spostamento scadenza Cilas

Lungo questa strada di compensazione dei crediti d’imposta dei bonus edilizi e del superbonus 110% degli anni 2021 e 2022 si stanno muovendo anche alcuni partiti politici, a iniziare da Italia Viva. Luigi Marattin parla di una proposta per la cessione dei crediti. “Ieri abbiamo cercato di capire bene il problema. Oggi Italia Viva e Azione propongono al governo Meloni una modifica del decreto dell’altro ieri per venire incontro a famiglie e imprese – si legge sulla pagina di Marattin, responsabile economico della Federazione Italia Viva e Azione – Prima di tutto, ribadiamo quanto già detto. L’origine del problema fu la scellerata idea del M5S del maggio 2020 sulla cessione libera e incontrollata. E ora – alla luce anche della decisione Eurostat – intervenire era inevitabile. Tuttavia ci sono 2 cose che si possono fare. La prima è spostare dal 17 febbraio al 30 marzo la data entro la quale avere Cilas e delibera di condominio per poter accedere alla cessione del credito. È giusto infatti dar modo a chi aveva già programmato i lavori di usufruire del regime che lo Stato gli aveva promesso – si legge ancora – La seconda riguarda la massa del pregresso. Che, molto probabilmente, verrà comunque conteggiata nel deficit 2022. Per liberare capienza fiscale per le banche, occorre consentir loro di compensare i crediti attualmente in pancia con gli F24 della clientela. In questo modo si può liberare capienza fiscale e il sistema può ripartire. È una proposta che avevamo già fatto in Legge di Bilancio, ma che ci era stata bocciata. Come tutte le altre (su Industria 4.0, su welfare, su caro-energia, su Pnrr ecc). Facciamo queste due proposte alla maggioranza, per modificare il decreto legge nella fase di conversione. È stato giusto intervenire, ma facciamolo minimizzando i danni su famiglie e imprese”.