Continuano senza sosta i soccorsi in Turchia e Siria dopo il terremoto dello scorso 6 febbraio che ha messo in ginocchio due intere popolazioni, in un momento storico molto delicato per i siriani. Sono oltre 45 mila i morti nei due paesi dopo il sisma di magnitudo 7.6 della scala Richter. Nell’incontro tra i ministri degli Esteri a Monaco, i paesi del G7 sono al lavoro per permettere che l’assistenza umanitaria e di emergenza arrivino nel paese senza nessuna restrizione.
Turchia, non ce l’ha fatta il bimbo-eroe
Non ce l’ha fatta il bambino di dodici anni che era stato salvato dai soccorsi dopo 296 ore dal sisma. Secondo le prime indiscrezioni della stampa turca, il piccolo è morto in ambulanza mentre veniva trasportato d’urgenza in ospedale. Il 12enne era stato estratto dalle macerie di un edificio del distretto di Antiochia, nella provincia di Hatay, insieme ad altre due persone, presumibilmente i suoi due genitori.
Secondo il quotidiano turco ‘Daily Sabah’, che cita il Ministro dell’Ambiente, dell’Urbanistica e dei Cambiamenti Climatici in Turchia, Murat Kurum, da Ankara fanno sapere che su 684 mila edifici controllati nel paese, sono 84.726 che sono crollati o sono in condizioni critiche e che necessitano di una demolizione immediata.
Save the Children: 7 milioni di bambini a rischio
Come raccolto da Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro, ha stimato che il benessere fisico e mentale di 7 milioni di bambini tra Turchia e Siria sono a rischio dopo i sismi che hanno messo in ginocchio i due paesi. Molti di loro hanno assistito alla morte di amici e familiari, altri ancora sono rimasti intrappolati sotto le macerie per giorni interni e tutt’ora non hanno un posto dove andare.
Il sostegno del Papa: “10 bancali di viveri”
Nel frattempo, anche la Curia si è mossa in sostegno del popolo turco in particolare dopo la visita del nuovo ambasciatore Ufuk Uluta che è stato ricevuto da Papa Francesco. A quest’ultimo, Uluta avrebbe riportato la lista di beni necessari per garantire supporto alle vittime del terremoto, trovando subito massima disponibilità. Ecco il commento dell’elemosiniere Konrad Krajewski:
Un’ora dopo l’incontro con il Santo Padre ho incontrato l’ambasciatore che mi ha spiegato di cosa avessero bisogno. Immediatamente in Vaticano tutti si sono dati da fare per preparare in un solo giorno 10 bancali di viveri che sono stati caricati su un camion e destinati all’aeroporto di Fiumicino. C’è stata una cura nel preparare i pacchi che viaggeranno su aerei di linea e non su aerei cargo, quindi una grande attenzione sia al peso che all’altezza dei pacchi stessi.
Infine, un appunto di natura prettamente religiosa per sottolineare il modus operandi della Chiesa basato sul soccorso immediato e il rifiuto della procrastinazione:
Nel Vangelo si dice sempre oggi, non domani. Quando Gesù faceva i miracoli li faceva subito, non diceva tra una settimana o tra qualche tempo e cosi; abbiamo provveduto subito grazie all’autoparco vaticano, alle donazioni, a tanti che aiutano.