Secondo (dei tre) giorno di lavoro alla Conferenza sulla Sicurezza in corso a Monaco di Baviera, aperto dalle parole della premier finlandese Sanna Marin nel panel intitolato “La nascita di un’Europa geopolitica”.
Vista la presenza della seconda carica di Helsinki, l’argomento principale della discussione è stato il futuro ingresso della Finlandia nella Nato, che segnerà una forte discontinuità storica rispetto all’approccio neutrale adottato durante la Guerra Fredda.
Abbiamo preso sul serio questa ipotesi il giorno stesso in cui la Russia ha invaso l’Ucraina, oltrepassando la linea di confine
Sanna Marin, primo ministro finlandese
Conferenza Monaco, Sanna Marin sicura di vincere il “no” turco
La proposta congiunta insieme alla Svezia è già stata formulata al segretario Stoltenberg, tuttavia sia Helsinki che Stoccolma devono vincere le resistenze di due membri del blocco atlantico: l’Ungheria e, soprattutto, la Turchia.
Ankara si è opposta alle candidature di Finlandia e Svezia, accusando i Paesi di ospitare i “terroristi” che progettarono il colpo di Stato contro Erdogan nel 2016. Rispetto a tali posizioni, Sanna Marin ha dichiarato di rispettare le decisioni degli altri Stati, ma il messaggio che deve passare è quello di “una volontà sicura e condivisa di adesione alla Nato”.
Un altro Paese che “rischia” di perdere la sua neutralità geopolitica è la Moldavia. La presidente Maia Sandu è a sua volta ospite della rassegna bavarese e ha partecipato a un panel insieme all’omologa danese Mette Frederiksen e al segretario Jens Stoltenberg (per la cronaca, norvegese). Si attendevano con curiosità le parole della leader di Chisinau, la quale ha chiarito che “la Moldova al momento non sta pianificando di rinunciare alla sua neutralità militare, ma sta lavorando per rafforzare la propria sicurezza“. Ieri intanto la stessa Sandu ha accettato il giuramento del nuovo primo ministro nazionale, Dorin Recean.
Per quanto concerne le parole di Stoltenberg, la sua linea è sostanzialmente sovrapposta a quella di Zelensky in merito ai rischi di un’eccessiva prudenza al cospetto della Russia.
Il rischio più grande che possiamo correre è che Putin vinca