Le elezioni Regionali di Lazio e Lombardia hanno lasciato con l’amaro in bocca il Terzo Polo, rimasto sotto al 10% con Letizia Moratti e incapace di dare il “boost” alla candidatura di Alessio D’Amato. Ma come spesso accade un cattivo risultato non può che porre interrogativi, ed è ciò che ha fatto a suo modo Carlo Calenda. Il segretario di Azione avrebbe infatti manifestato una certa insofferenza rispetto al ruolo di frontman della coalizione, accusando Matteo Renzi di disinteresse nei confronti del destino politico dell’alleanza.

Ecco dunque che la soluzione accreditata da Calenda è quella di accelerare il percorso verso il partito unico, superando dunque l’attuale federalismo con Italia Viva:

Non c’è alcuna possibilità che oggi si divida la strada mia e di Renzi

Carlo Calenda, intervista a Il Messaggero

Partito unico, Calenda e Renzi alle prime frizioni dopo le Regionali

Il punto di contatto tra i due termina qui, perché il politico di Rignano ha già chiarito di non attendersi stravolgimenti organizzativi almeno fino alle elezioni Europee del 2024. Bisogna dunque attendersi un cambio al vertice dopo il recente risultato elettorale? Calenda non lo esclude e si dice pronto a contendere la leadership a Renzi per dirigere il futuro partito unico. Tuttavia, l’atteggiamento rimarrebbe il medesimo se dovessero candidarsi anche altri esponenti di alto calibro come Richetti o Marattin:

Renzi ha ripreso in mano direttamente le redini di Iv. Immagino che voglia assumere un ruolo più attivo e presente. Non vedrei nulla di male se volesse concorrere al congresso. Così come Marattin, Richetti o Bonetti. Con la quale per inciso abbiamo fatto un bellissimo tandem alle regionali.

Nell’intervista il segretario di Azione spiega che la scorciatoia temporale permetterebbe di dare un’immagine di maggiore compattezza sui territori, eliminando la faticosa campagna elettorale disgiunta con Italia Viva (il cui ruolo chiave di questa operazione è stato assunto da Elena Bonetti). Una data chiave per avviare il dialogo è quella del 27 febbraio, quando si riunirà il Comitato Politico. Ironia della sorte, il giorno successivo alla nomina del nuovo segretario del Pd, da cui sia Renzi che Calenda provengono politicamente. L’agenda è già pronta, lavori al via già a marzo “con la scrittura del manifesto, dei valori politici e la costruzione del partito dal basso“.

La parte conclusiva riguarda una serie di precisazioni sul rapporto personale con Renzi

Io e Renzi non siamo amici, in politica non esistono gli amici.

Poi il mea culpa sui risultati elettorali, “di cui mi prendo la totale responsabilità come leader della coalizione”. Ma da Italia Viva le frecciate non sono passate inosservate:

Il problema non è se vogliamo fare il partito unico ma come. Noi vogliamo andare avanti, ma un partito si fa con un processo politico, non con i tweet e i talk show.

Superbonus, il commento di Calenda: “Così saltano le casse dello Stato”

In conclusione della lunga intervista, Carlo Calenda ha poi voluto dire la sua in merito al tema politico più caldo di questi giorni, vale a dire quello legato al Superbonus. In merito alla scelta di Fratelli d’Italia, il leader di Azione ha affermato:

Facciate e Superbonus hanno determinato una spesa pubblica di 120 miliardi. Eurostat ci ha detto che devono essere messi sul bilancio del 2021/2022 perché sono crediti d’imposta cedibili, peraltro generando 6 miliardi di truffe. Ritengo sia giusto dire ti do una mano, ma non che ti pago per intero la ristrutturazione di casa anche se sei ricco. Così saltano le casse dello Stato. Con quei soldi avremmo messo a posto la Sanità per 10 anni. Giusto intervenire salvaguardando cittadini e imprese con lavori iniziati con una normativa modificata. Il governo cambi il provvedimento.