A Sant’Angelo d’Alife, in provincia di Caserta i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Piedimonte Matese, in collaborazione con quelli della Stazione di Ailano hanno salvato una madre e due bambini intossicati dal monossido di carbonio proveniente da una stufa.
La famiglia, di origine indiana, è composta da padre, madre, due figli e un altro stretto congiunto; all’arrivo dei militari, le cinque persone erano in stato di quasi incoscienza, colte da malore per carenza di ossigeno causato dalle emissioni di una stufa nella camera da letto.
Gli agenti hanno subito spento la stufa e aperto le finestre, per poi soccorrere con il personale del 118 i cinque componenti del nucleo familiare, che sono stati portati nell’Ospedale di Piedimonte Matese e in quello di Salerno. I due bambini, uno di 2 mesi e l’altro di 6 anni, insieme alla loro mamma sono stati invece portati all‘Ospedale pediatrico Santobono di Napoli.
Intossicazione da monossido: l’uso della camera iperbarica
I militari sono intervenuti, a seguito della segnalazione pervenuta da un vicino di casa, che aveva chiesto il soccorso per uno dei membri della famiglia indiana, ma che poco dopo si è accorto che anche le altre quattro persone, con lui conviventi, erano apparentemente prive di sensi e avevano bisogno di cure.
Arrivati all’Ospedale Santobono la madre e i due bambini sono stati assistiti presso il Centro di Medicina Iperbarica dell’Ospedale, diretto dal dottor Rosario Marco Infascelli, per una grave intossicazione da monossido di carbonio e da fumi.
I tre sono giunti nella notte tra Giovedì e Venerdì provenienti dal Presidio Ospedaliero di Piedimonte Matese in codice rosso e sono stati immediatamente sottoposti a un trattamento con ossigeno iperbarico al termine del quale sono scesi i livelli della carbossiemoglobina nel sangue, con un netto miglioramento delle funzioni vitali di tutti gli organi, specie di quello cerebrale.
Al momento, i tre pazienti sono in discrete condizioni, tuttavia, come da protocollo, saranno sottoposti a ulteriori cicli di trattamento in camera iperbarica per evitare la cosiddetta sindrome post-intervallare che si può verificare anche a un mese dall’intossicazione e che provoca gravi danni al tessuto cerebrale.
Un caso simile pochi giorni fa ad Arezzo
Un caso simile è accaduto ad Arezzo, dove una famiglia, pochi giorni fa, era rimasta intossicata dal monossido di carbonio nella propria abitazione a Tegoleto, nel comune di Civitella in Valdichiana.
Le persone coinvolte era tre: due uomini e una donna che fortunatamente sono state soccorse in tempo e ricoverate in codice rosso al pronto soccorso dell’ospedale San Donato di Arezzo.
Il fatto è accaduto in un’abitazione singola, intorno alle 20.40 quanto i tre hanno cominciato ad accusare sintomi strani, dal mal di testa alla difficoltà di respirare facendo in tempo solo a chiamare il 118 che giunto sul posto li ha portati al Pronto Soccorso con tre ambulanze.
Le persone rimaste intossicate fanno parte di un nucleo familiare composto da un uomo di 62 anni, il figlio 25enne e l’anziana nonna, i primi due sono ancora in gravi condizioni e per questo poco dopo l’accaduto sono stati trasferiti da Arezzo, alla camera iperbarica dell’ospedale fiorentino di Careggi, per il momento non sarebbero fortunatamente in pericolo di vita.
L’anziana donna si trova invece ancora ricoverata all’Ospedale San Donato di Arezzo.
Sul posto, erano giunti anche una squadra dei Vigili del Fuoco che, insieme ai Carabinieri, stanno cercando ancora di chiarire le cause dell’intossicazione iniziando subito con le verifiche del caso.
Nella dimora ci sono sia una cucina di quelle alimentate a legno sia un impianto di riscaldamento alimentato a Gpl e queste potrebbero essere la causa dell’intossicazione dei tre.
Non si sa ancora però, con certezza, quale dei due abbia sprigionato il monossido, nel dubbio entrambi sono stati sottoposti a sequestro.