E’ un dato importante e atteso quello diramato oggi dal Centro Studi Confindustria, secondo cui l’Italia è destinata ad allontanare definitivamente lo spettro della recessione economica. Un +0,6% sul Pil dato dall’analisi della Congiuntura Flash, e dunque fortemente sensibile di cambiamenti.
Ma la presenza del segno positivo davanti al valore numerico è qualcosa che solo pochi mesi fa sarebbe sembrato impossibile, dato che le principali agenzie di rating concordavano sull’esito finale, ossia la recessione italiana.
A trainare la moderata spinta è soprattutto il calo dei beni energetici, in grado di compensare le difficoltà del ramo industriale e la lenta ripresa del potere d’acquisto.
Italia lontana dalla recessione, le stime Csc per il primo trimestre 2023
Il Csc parla di “generale e importante revisione al rialzo“, che non cambia granché la sostanza (siamo pur sempre poco sopra la stagnazione) ma modifica sensibilmente la forma. Una crescita migliore delle attese è, secondo il giudizio di economisti ed esperti, la notizia più gradita per ritrovare lo slancio perduto dopo le drammatiche ripercussioni sul piano finanziario della guerra in Ucraina.
Il dato relativo al primo trimestre 2023, che sembra dunque scongiurare l’ipotesi recessione per l’Italia, è dovuto parzialmente all’ottima tenuta del sistema nell’ultimo trimestre del 2022, i cui effetti si “trascinano” anche nei mesi successivi. L’industria nel suo complesso ha retto l’urto, mentre i servizi hanno registrato numeri superiori alle attese e le famiglie sono comunque riuscite in mezzo a tante difficoltà a non compiere rinunce eccessive nei consumi. Il segnale più positivo, e che tanto aveva fatto male alle nostre casse, è la discesa del prezzo del gas: l’ultima seduta alla borsa di Amsterdam colloca l’indice Ttf a 51,2 euro/MWh.
C’è poi la questione inflazione, che sembra mostrare l’inizio di una curva in discesa, forse spinta anche dalla politica stringente adottata dalla Bce con l’aumento dei tassi (previsti anche nei mesi futuri). Le imprese, come detto, tengono botta ai crescenti costi delle materie prime grazie allo sblocco degli investimenti: a dicembre la produzione ha registrato +1,6%, dopo tre mesi di fortissimo calo (il dato aggregato del quadrimestre è infatti -0,9%). Completa un quadro più roseo delle aspettative il dato sull’export (+7,7% nel 2022).