A partire da mercoledì, con il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale, si chiude l’era del Superbonus con lo stop alla cessione dei crediti: la Cgia di Mestre, uno dei massimi organismi statistici in materia economica, ha tracciato il bilancio di uno dei sussidi più duraturi dalla sua introduzione a opera del governo Conte.

Ciò che più sorprende è il rapporto disequilibrato tra costi e benefici: sulla base dei dati al 31 gennaio 2023, lo Stato ha speso 71,7 miliardi di euro per ristrutturare 372.303 edifici, ossia il 3,1% degli immobili ad uso abitativo. Nel commento alla relazione, la Cgia sottolinea che il Superbonus non va bocciato ma ripensato, a causa dei costi “spaventosi” e scarsamente proporzionali al numero di edifici “migliorati”. Ma la conseguenza più grande della misura, si legge nella nota, è stata quella di aver drogato il mercato edilizio.

Superbonus, spesi quasi 72 miliardi per efficientare il 3% degli edifici

Mai come questa volta è il caso di tirare le somme e di parlare di una misura che ha generato un complessivo flop rispetto all’impatto che si proponeva di generare. Lo stop al Superbonus lascia dunque più di qualche interrogativo e una bagarre politica che assomiglia molto a quella sul taglio delle accise di un mese fa.

A livello regionale è il Veneto ad aver maggiormente sfruttato l’incentivo (46.447 asseverazioni, incidenza percentuale del 4,4%), seguito da Toscana (4%) e Lombardia (3,9%). Le regioni con meno domande inoltrate in relazione al numero di edifici residenziali censiti sono la Calabria, la Valle d’Aosta e la Liguria (ex aequo al 2%), nonché la Sicilia (1,7%). Parlando di importo medio delle detrazioni, la soglia si attesta a 192.756 euro per edificio residenziale. I picchi massimi si toccano in Campania (247.337 euro), Basilicata (254.090 euro) e Valle d’Aosta (267.698 euro). Chiudono la graduatoria, invece, Friuli Venezia Giulia (152.056 euro), Toscana (151.206) e Veneto (150.906 euro).

Ma cosa attendersi ora nell’immediato futuro? Innanzitutto è bene precisare che esistono ancora dei modi per sbloccare la cessione del credito. E’ indubbio però che esista un clima di incertezza che lascerà qualcuno scontento: a partire dai sindacati dei lavoratori, con la Cgil che prevede 100mila posti di lavoro in meno e medita scioperi e manifestazioni in piazza. Le associazioni ambientaliste ed ecologiste protestano contro “l’unica misura di ristrutturazione del patrimonio edilizio”.

A livello politico la partita si gioca soprattutto all’interno della maggioranza, dove il braccio di ferro coinvolge Forza Italia e Fratelli d’Italia. Per gli azzurri capofila del confronto sono il senatore Roberto Rosso e la deputata Erica Mazzetti, i quali hanno chiesto un tavolo di confronto con il ministro Giorgetti. Dal partito di Giorgia Meloni prevale invece l’invito alla calma, socchiudendo la porta a possibili modifiche e rivendicando la decisione in continuità con l’agenda Draghi. Il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, ha definito il Superbonus “una bomba ad orologeria che prima o poi doveva scoppiare, ma apre alla cartolarizzazione dei crediti.

Insomma, il dibattito sul Superbonus sembra destinato a durare nelle prossime settimane nell’attesa – o speranza a seconda dei casi – che si riesca a trovare una quadra che possa metter tutti d’accordo, con il benestare del Governo Meloni.