Mentre a Reggio Emilia si è tenuta ieri la seconda udienza del processo nei confronti dello zio e dei cugini di Saman Abbas, accusati di essere gli esecutori materiali del delitto della giovane, uccisa il 1 maggio 2021 a Novellara dopo aver rifiutato un matrimonio combinato, l’avvocato del padre, attualmente detenuto in Pakistan e per cui è già stata chiesta l’estradizione, ha fatto sapere che l’uomo si dichiara innocente, accusando dell’omicidio della figlia il fidanzato, Ayub Saquib. La madre della vittima, invece, è ancora latitante. Ricostruiamo quanto accaduto.
Saman Abbas ultime notizie: il padre accusa il fidanzato
Si è tenuta il 10 febbraio scorso, presso la Corte d’Assise di Reggio Emilia, la prima udienza del processo che vede sul banco degli imputati Danish Hasnain, Ikram Ijaz e Numanhulaq Numanhulaq, indagati per la morte di Saman Abbas, la 18enne di origini pachistane uccisa nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio 2021 per essersi rifiutata di accettare di sposare il cugino, come era stato deciso dalla famiglia. La ragazza era scomparsa improvvisamente dalla sua abitazione e, dopo numerose ricerche, il suo corpo era stato trovato all’interno di un capannone abbandonato in campagna, non molto distante dall’abitazione familiare. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, rese possibili anche grazie alla testimonianza del fratello della vittima – che ora teme delle ripercussioni per aver parlato -, ad uccidere la ragazza sarebbero stati lo zio e i cugini, ora accusati di omicidio aggravato da premeditazione, motivi abietti e legame di parentela, occultamento di cadavere e sequestro di persona, mentre il padre e la madre – il primo detenuto in Pakistan e la seconda latitante – dovranno rispondere di concorso in omicidio.
Il processo contro questi ultimi si terrà, almeno per il momento, separato dal primo. Tutti, comunque, continuano a dichiararsi innocenti. “I genitori non c’entrano nulla e neanche la famiglia. Per noi i colpevoli sono o il fidanzato o qualcuno nella comunità italiana”, ha dichiarato in un’intervista a Quarto Grado che andrà in onda stasera Akthar Mahmoo, il legale che difende Shabbar Abbas, il padre della vittima, per cui è stata richiesta l’estradizione in Italia. “È stato incolpato Danish, per esempio – ha proseguito l’avvocato -, ma, al momento, né noi né voi possiamo dire cosa sia successo realmente. Saman aveva detto ai genitori di andare in Pakistan e poi li avrebbe raggiunti, poi è stata rapita da qualcuno. Si punta il dito senza avere prove”. L’ipotesi dell’uomo è che ad aver sequestrato ed ucciso la giovane, quindi, possa essere stato il fidanzato, Ayub Saquib, oggi 23enne e sotto protezione in Nord Italia, mai accettato dalla famiglia di Saman.
A chiarire cosa sia realmente accaduto saranno però le indagini: per il prossimo 17 marzo è in programma sia l’audizione dei primi testimoni indicati dalla Procura di Reggio Emilia, che si sta occupando del caso, nel processo contro lo zio e i cugini, sia – ma ancora non è certo – la videoconferenza con il padre della vittima da Islamabad. Si è detto preoccupato, intanto, il fratello di Saman. “È tuttora certo che per aver parlato subirà la stessa sorte della sorella. Me lo ha detto lui, riportando circostanze che potranno essere confermate da altri testimoni”, ha fatto sapere l’avvocata Valeria Miari, che lo assiste come parte civile. Il giovane, minorenne, è testimone chiave nel processo: le difese degli imputati avrebbero già chiesto di risentirlo in aula, ma la sua legale si è opposta, facendo riferimento alle “forti pressioni che ha subìto da persone vicine al nucleo familiare” e “al trauma subìto”. Dello stesso avviso è l’avvocato Claudio Falleti, che difende invece il fidanzato di Saman Abbas: anche lui sarebbe contro una nuova testimonianza del giovane, già sentito in incidente probatorio prima dell’inizio del processo.