MIUR tavolo contro il bullismo: è recente la novità introdotta dal Ministero dell’Istruzione e del Merito. Il tavolo contro il bullismo vuole alleare famiglie e studenti contro il male contemporaneo che rende le relazioni invivibili, non solo tra i banchi di scuola. L’obiettivo, oltre che contrastare il bullismo, è di riportare serenità a scuola. “Questo Tavolo rientra pienamente negli scopi che il mio ministero sta perseguendo – dichiara il ministro Valditara – per il ritorno della serenità nelle aule e la ricostruzione del patto educativo tra scuola e famiglia, ma anche tra studenti e docenti. È questo il senso della Grande Alleanza che è stata da subito il riferimento principale della nostra azione”.
MIUR tavolo contro il bullismo con la collaborazione del Fongas, ecco la decisione condivisa
MIUR tavolo contro il bullismo, il fenomeno della prepotenza richiede forti energie perché sia vinto. È un male che caratterizza la contemporaneità rendendo invivibile la scuola e le relazioni. L’incontro tra il ministro Valditara e il Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola (Fonags), è stato decisivo ed è stata assunta la decisione di coinvolgere anche le rappresentanze degli studenti. Il Tavolo è un ulteriore passo in avanti, da parte del Miur, verso il ripristino del rispetto, come lo stesso Valditara aveva anticipato elencando gli obiettivi da raggiungere. Dopotutto è a scuola che si impara a convivere con gli altri, vincere la battaglia tra i banchi di scuola vuol dire vincere per la vita.
Ne abbiamo parlato con Marilena Menti, psicoterapeuta e Antonio Affinita, direttore generale del Moige, ad Open Day, su Radio Cusano Campus
“Il tavolo in questione era previsto dalla legge Ferrara del 2017, sono passati sei anni prima dell’istituzione: è un segno, un seme, è necessario e urgente. Le problematiche rimangono acute, a partire dalle risorse economiche destinate: soltanto 2 milioni di euro! Il bullismo è fenomeno pesante, può portare alla morte, ai suicidi, per questo bisogna andare oltre le parole ed entrare nei fatti, in iniziative concrete. Il patto non è ancora stato pienamente condiviso è fermo ai contenuti dell’epoca del Ministro Fioroni – ha sottolineato il direttore Affinita – va modificato e condiviso alla luce della consapevolezza tecnologica attuale: da allora ne è passata di acqua sotto i ponti”. La psicoterapeuta Marilena Menti, invece, ha fatto notare che nel parlare di un fenomeno in continua evoluzione, e nel sentir parlare di fragilità dei giovani, è giusto parlare di fragilità degli adulti. “Si continua a ribadire quali sono le cause che portano i ragazzi a comportarsi in questo modo, ma non si parla della debolezze degli adulti, e degli insegnanti, dell’incapacità di intercettare i segnali di un dolore sempre più inesprimibile. Col bullismo è la fragilità degli adulti che traspare”.
Individualismo e competizione, adultizzazione e infantilizzazione
Viviamo in una società che “promuove individualismo e competizione e non vuole accettare il dolore dei ragazzi, siamo noi che non abbiamo dato spazio al dolore. Il fenomeno è originato da tanti fattori, non solo problemi sociali o biologici. Stiamo facendo un percorso al contrario: bisogna ripartire dall’ascolto dei ragazzi, invece adultizziamo i bambini e infantilizziamo gli adolescenti – ha aggiunto la psicoterapeuta Menti – chi è il più grande spacciatore di internet? La mamma, perchè non riesce a regolare il pianto del figlio”.
Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio
Dalla famiglia, alla scuola, al mondo dello sport: il direttore del Moige Affinita nel concludere l’analisi ha allargato lo sguardo spiegando che viviamo in una società non cooperativa. “Un certo permissivismo educativo ha animato lo stile pedagogico degli ultimi anni, e adesso paghiamo i danni. Il rispetto delle regole è diventato facoltativo. La società ha creato situazioni per cui la famiglia è diventata più povera debole, il tempo per educare e stare coi figli è pochissimo, due genitori che lavorano riescono a passare poco tempo coi ragazzi, per educare. Non è stata data una cultura digitale agli adulti utile a permettere loro una sana interazione e i minori non si assumono le loro responsabilità: devono sapere che devono rispettare l’altro. E’ un concetto importante, fondamentale: chi non rispetta paga. L’importanza della trasmissione delle regole dev’essere trasmessa da tutta la società: per educare un bambino serve un villaggio, ma i bambini hanno comunque delle responsabilità. Se si arriva a compiere determinati gesti è colpa dell’emulazione, troppi trapper e rapper incitano a comportamenti ai limiti della legalità.”