Il virus H5N1, responsabile dell’influenza aviaria, è in rapida diffusione sia in Europa che in Italia. L’allarme arriva principalmente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, mentre a livello locale è l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie a lanciare l’allerta sulla base dei dati raccolti e diffusi dal Centro di referenza nazionale ed europeo per l’influenza aviaria.
Solo qualche giorno fa il ministero della Salute aveva diramato un avviso nel quale invitava a prestare attenzione agli uccelli selvatici e ad applicare le necessarie misure di biosicurezza all’interno degli allevamenti di polli: è infatti elevato il rischio di trasmissione tra i volatili e le specie avicole.
Influenza aviaria, quali sono le aree più a rischio nel mondo
Un po’ come accaduto per il coronavirus, la comunità scientifica segue con attenzione possibili mutazioni del virus H5N1, responsabile dell’influenza aviaria, per capire se esistano nuovi veicoli di trasmissione del batterio. Nello schema a disposizione delle principali organizzazioni sanitarie, a cominciare dall’Oms e dall’Woah (il corrispondente dell’Oms per gli animali), il virus H5N1 presenta un grado di alta patogenicità in alcune specie, a cominciare dagli uccelli selvatici.
Nell’avviso dell’Oms la descrizione è abbastanza generica, ecco dunque che sono gli istituti nazionali a rendere conto più nel dettaglio della situazione attuale. All’interno del mappamondo sono due le aree più a rischio: il Sudamerica (Argentina e Uruguay in particolare) e l’Australia. A proposito di malattie derivate dal contatto con gli animali, il capogruppo di Azione-Italia Viva alla Camera Matteo Richetti ha presentato un’interrogazione ai ministri Lollobrigida (Agricoltura) e Schillaci (Salute) affinché siano adottate delle misure efficaci e tempestive per prevenire una diffusione dei focolai, come sta avvenendo nei Paesi sopra citati. Oltre all’influenza aviaria c’è anche il rischio della peste suina di origine africana. Secondo Richetti, l’allarme è al momento circoscritto nelle aree di maggior presenza dei cinghiali selvatici, tuttavia serve agire con prontezza per scongiurare dejà-vù di altri Paesi (Belgio e Repubblica Ceca) nonché un danno economico e d’immagine inestimabile.