“In Bonafede”: è questa la scritta che accompagna il murales comparso qualche giorno fa a Padova, che raffigura la premier Giorgia Meloni mentre stringe la mano a Matteo Messina Denaro. Il riferimento del writer, in arte Evyrein – ora indagato per vilipendio delle istituzioni -, è quello ad Andrea Bonafede, il prestanome del super boss di Cosa Nostra arrestato a Palermo lo scorso 16 gennaio. Un’opera che potrebbe costargli tra i 1.000 e i 5.000 euro di multa.

Murales Giorgia Meloni Messina Denaro: indagato per vilipendio Evyrein

Giorgia Meloni e Matteo Messina Denaro che si stringono la mano, come a strizzare l’occhio a quanti, negli scorsi mesi, hanno creduto alla storia della cattura del super boss a Palermo: sembra essere questo, da un occhio esterno, il riferimento del murales comparso sui muri di via Marsala, a Padova, per mano di Evyrein e ora oggetto di un’indagine della Procura per vilipendio delle istituzioni. Secondo quanto si apprende, i carabinieri della Digos avrebbero già effettuato, nei confronti del writer indagato, rimasto anonimo, una perquisizione locale e personale: nella sua abitazione gli agenti avrebbero rinvenuto bombolette ed altri materiali compatibili con l’opera, che aveva fatto la sua apparizione nella notte tra il 22 e il 23 gennaio scorso per poi essere immediatamente cancellata.

A renderla nota era stato lo stesso artista, con un post sui social in cui scriveva: “Accordi all’italiana”. Una provocazione, quindi, che però potrebbe costargli caro: una sanzione pecunaria che va dai 1.000 ai 5.000 euro. “Erano le 5.30 quando si sono presentati a casa sei agenti, è stato surreale e a mio parere esagerato – ha raccontato, come riporta Il Gazzettino -. All’inizio credevo si trattasse di un errore, che cercassero qualcun altro. Invece mi hanno perquisito la casa e sequestrato vestiti, scarpe, materiali, pure un tablet e il cellulare, che ho poi riavuto indietro”. “Sono in questo ambiente da anni – ha spiegato, riferendosi al mondo della street art -. Ho sempre messo in conto che potevano pizzicarmi mentre dipingevo i muri. E di questo credevo si trattasse: imbrattamento. Invece il problema era aver ritratto Giorgia Meloni”.

Evyrein ha poi spiegato il suo punto di vista: “Io faccio l’artista, non il moralista, e questa è la street art: è satira, provocazione. Non voglio buttare in politica l’accaduto perché non sono politicamente schierato. Uso l’ironia e pungolo a 360 gradi, non ho certo puntato solo Meloni, anche se sono conscio che il messaggio lanciato era forte. Ma ripeto, questa è la mia arte. Tanto più che quell’opera non ha resistito nemmeno mezz’ora”. Sul muro resta ora solo la scritta, tanto che il proprietario non avrebbe neanche voluto sporgere querela. “Mi hanno fotografato i tatuaggi, preso le impronte – ha concluso il writer – […]. Se la rifarei? Dico che non la rifarò, perché l’ho già creata. Ma di certo non comincerò a disegnare arcobaleni e cuori”.

Nei guai anche alcuni collettivi di Bologna

Sarebbero dodici, in totale, i provvedimenti cautelari emessi dalla Procura di Bologna nei confronti dei membri di alcuni collettivi, ritenuti colpevoli di vilipendio, minaccia aggravata, violenza privata aggravata, resistenza aggravata a pubblico ufficiale, danneggiamento, travisamento e accensione di fumogeni per quanto accaduto nel corso di una manifestazione svoltasi lo scorso novembre a Bologna dove, a margine di una protesta contro il decreto anti-rave, il ridimensionamento del reddito di cittadinanza e altre misure varate dal nuovo Governo, un fantoccio raffigurante il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, era stato appeso a testa in giù, a richiamare i fatti di Piazzale Loreto del secondo dopoguerra. Un gesto che all’epoca era stato definito da molti “violento” e “anti-democratico” e le cui conseguenze potrebbero ora avere delle ripercussioni sui responsabili.