“Chi semina vento raccoglie tempesta” è un antico proverbio attribuito a Osea, il profeta che nella Bibbia apre la serie cosiddetta dei profeti minori. Questo pensiero dovremmo “ficcarcelo” bene in testa, soprattutto dovrebbe farlo chi ha ruoli di responsabilità ma in troppi sono “bravi” a seminare odio che poi provoca conseguenze gravi su persone, istituzioni e associazioni. E pensare che al tempo di Osea non c’era internet che rende eterni i pensieri e le parole, spesso impregnati di odio e fomentatori di violenza.
Seminatori di odio, le conseguenze
Le conseguenze possono essere drammatiche, soprattutto quando vengono prese di mira le minoranze e le persone. In queste ore, ad esempio, si sta discutendo delle minacce ricevute da un manager dell’Iveco “colpevole” di nulla eppure messo nel mirino da fanatici. Menti fragili possono passare dalle parole che feriscono alle armi che uccidono. Sul quotidiano Il Giornale, il direttore Augusto Minzolini, prendendo spunto da questa vicenda amplia la riflessione che vale per coloro che usano un linguaggio violento, e scrive che “alla fine l’odio che hai seminato germoglia nelle menti più fragili e c’è il rischio che si inneschi un processo di emulazione” e dalle parole che feriscono si rischia di passare facilmente alle armi che uccidono. E’ già successo e potrebbe accadere di nuovo, salvo poi versare le cosiddette lacrime di coccodrillo che non servono a guarire i feriti o a resuscitare i morti.
Stefano Bisi