Pablo Neruda sarebbe morto per avvelenamento e non a causa del suo cancro alla prostata. Ad affermarlo, dopo aver visionato i risultati delle ultime analisi forensi effettuate sulla salma del poeta cileno a cinquant’anni dalla sua morte, è il nipote, l’avvocato Rodofo Reyes, che fa parte dei legali che sostengono la causa civile nell’inchiesta portata avanti dalla giustizia cilena per cercare di fare luce sulla sua scomparsa.
Pablo Neruda morte: potrebbe essere confermata l’ipotesi dell’omicidio
Ad anticipare i risultati delle analisi, effettuate da un pool di esperti internazionali in due diversi laboratori in Canada e Danimarca, era già stata la famiglia del Premio Nobel per la Letteratura, qualche giorno fa: nel corso di una conferenza stampa rilasciata ai media locali, i familiari di Neruda avevano incolpato della sua morte gli agenti dello Stato cileno. Una tesi che sarebbe stata ora confermata, almeno in parte, dalla diffusione dei referti forensi, che metterebbero in luce il decesso del poeta per avvelenamento, dimostrando – secondo quanto riportato dal nipote, l’avvocato Rodofo Reyes – la “falsità del certificato di morte che nel 1973 affermava che mio zio era morto per effetto delle metastasi del cancro alla prostata che gli era stato diagnosticato”.
Così “si confermano le conclusioni delle precedenti analisi che avevano riscontrato la presenza di una tossina botulinica”, prosegue Reyes, spiegando che “il batterio trovato (il clostridium botolinium) è di tipo endogeno”, cioè “gli è stato iniettato mentre era ancora in vita nella clinica di Santiago dove poi è deceduto il 23 settembre”. “Al di là di come è stata introdotta la tossina, e di chi l’ha introdotta, non si può non negare la presenza di un’arma biologica nel corpo di Neruda, si tratta di un fatto”, ha aggiunto l’avvocata Elisabeth Flores, presente alla conferenza stampa insieme a Reyes e parte, insieme a lui, del team di legali che sostiene la parte civile nell’inchiesta portata avanti dalla giustizia cilena per cercare di fare luce sul decesso del poeta.
“L’uccisione di Pablo Neruda non si può occultare ulteriormente – hanno proseguito -. Manca solo la decisione della giudice Paola Plaza”, che sovrintende la causa. I risultati delle analisi effettuate sulla salma di Neruda permetterebbero infatti di confermare l’ipotesi, sempre avanzata dai suoi familiari, così come dal Partito comunista cileno, che la sua morte sia stata ordinata dal Governo di Pinochet – a pochi giorni dal colpo di Stato militare che mise fine all’esperienza del presidente Salvador Allende – con lo scopo di elimarlo, in quanto avversario politico. Per esserne sicuri, bisognerebbe confrontare il DNA del batterio trovato nei resti di Neruda con quello dei ceppi di batteri usati negli anni Ottanta per avvelenare alcuni prigionieri politici cileni.
Cosa è successo fino ad oggi
Sono passati ormai cinquant’anni dalla morte di Pablo Neruda, eppure sulle cause del suo decesso non si è mai avuta la certezza; del resto, già in passato, si era deciso di riesumare i suoi resti, per effettuare delle analisi. Era il 2013 e il suo ex autista, Manuel Araya, aveva raccontato a un giornale messicano che poche ore prima di morire il poeta gli aveva telefonato dall’ospedale in cui era ricoverato, dicendogli di aver subìto un’iniezione allo stomaco mentre dormiva. Dopo svariate rilevazioni, un team di scienziati nel 2017 si era espresso a favore dell’ipotesi dell’omicidio, escludendo che il Premio Nobel fosse morto a causa del suo tumore. È ciò che confermerebbero anche i risultati delle ultime analisi, concentratesi sul microrganismo responsabile del botulismo trovato nei denti di Neruda nel corso dei precedenti esami forensi, escludendo che possa esservi arrivato dopo la morte. L’opinione più accreditata è che il poeta possa essere stato eliminato per volere di Pinochet, salito al potere pochi giorni prima della sua morte dopo il colpo di Stato ai danni di Allende, di cui Neruda era molto amico, tanto che, secondo i suoi conoscenti, aveva in programma di fuggire in Messico, prima del ricovero d’urgenza e la morte.