Tagli scuola dimensionamento, Regioni dem contro l’accorpamento e la chiusura degli istituti: presentato ricorso alla Consulta contro la norma introdotta a tal proposito nella legge di Bilancio 2023 dal governo di Giorgia Meloni. Riparte dalla scuola l’opposizione del Centrosinistra contro le politiche del governo. Le quattro Regioni governate dai democratici hanno impugnato o annunciato di voler impugnare il disegno di dimensionamento, accorpamento e chiusura delle scuole – politiche tutte concentrate nelle regioni del Sud Italia, in particolare in Campania, Puglia, Sardegna, Calabria e Sicilia – a causa della riduzione demografica. Del fenomeno, ne avevamo parlato a Open Day su Radio Cusano Campus con Simona Flavia Malpezzi nei giorni scorsi. La presidente capogruppo PD al Senato aveva spiegato: “Abbiamo segnalato come già in questa Legge di Bilancio ci fosse materia per una serie di nuove disuguaglianze che il governo sta mettendo in campo, non ultima la questione del dimensionamento. Il dibattito, di fatto, è cominciato durante lo scorso maggio, quando tutti i gruppi parlamentari si erano detti favorevoli al fatto che, pur costatando che la denatalità esiste e nascono meno bambini, le risorse di risparmio dovevano essere usate per far funzionare meglio la scuola, invece sono state tagliate. Grave per noi”. Si sono mosse le Regioni, prima tra tutte la Campania, il cui governatore Vincenzo De Luca ha presentato ricorso alla Corte costituzionale due settimane fa. Nella giornata di ieri si è mossa nella stessa direzione anche la Regione Puglia contro la norma sul dimensionamento che prevede di accorpare e chiudere le scuole che non arrivino ad almeno 900 studenti. Hanno annunciato di ricorrere alla Consulta anche Stefano Bonaccini, candidato alla Segreteria del Partito democratico e governatore dell’Emilia Romagna, e la Giunta della Regione Toscana che proporrà ricorso alla Consulta contro la norma della legge di Bilancio 2023 sugli accorpamenti scolastici.

Tagli scuola dimensionamento, Regioni contro governo Meloni: ricorso Consulta di Campania, a seguire Bonaccini e Toscana

Prima tra le Regioni che hanno presentato ricorso alla Corte costituzionale contro la norma della Finanziaria 2023 che prevede i tagli sulla scuola con il dimensionamento, l’accorpamento e la chiusura degli istituti è stata la Campania. La Giunta Regionale ha deliberato di procedere per l’impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale delle disposizioni di cui alla Legge numero 197 del 28 dicembre 2022 (Dimensionamento scolastico). Il governatore Vincenzo De Luca, dopo aver spiegato gli investimenti della Regione su scuola e università – in particolare, i 100 milioni investiti su apertura pomeridiana delle scuole, trasporti pubblici gratis per i giovani fino a 26 anni e alloggi universitari – ha attaccato: “Dobbiamo far fronte a iniziative del governo che ci sembrano irresponsabili. Si propone di tagliare per la Campania 170 scuole anziché preoccuparsi di ampliare la disponibilità per il tempo pieno e il personale scolastico che sarà ridotto per la norma sul dimensionamento. Nella legge di Bilancio 2023 non è stato finanziato il Piano triennale per l’edilizia scolastica. Sono questi i problemi concreti ai quali dovrebbe interessarsi il governo”.

Puglia, rischio chiusura scuole con meno di 900 studenti

Nella giornata di ieri, 16 febbraio, anche la Regione Puglia ha deliberato di promuovere, dinanzi alla Corte costituzionale , il giudizio di legittimità costituzionale dell’articolo, 1 commi 557 e 558, della legge di Bilancio 2023, conferendo il mandato difensivo al professor Marcello Cecchetti. La parte impugnata riguarda il dimensionamento scolastico che porterebbe alla chiusura delle scuole che non arrivano ad almeno 900 studenti, e le disposizioni legislative e amministrative spettanti alle Regioni nella materia dell’Istruzione. In particolare – si legge in una nota del portale istituzionale – la Regione chiederà alla Corte costituzionale che venga dichiarata incostituzionale la norma statale che costringerebbe all’accorpamento di istituti scolastici sul territorio, causando disagi sia all’utenza che agli insegnanti. “Le decisioni arbitrarie e mai condivise con le Regioni da parte del Governo nazionale, e del Ministro Valditara in particolare, hanno con un colpo solo attaccato diversi principi, primo fra tutti quello all’istruzione e all’uguaglianza con l’accorpamento in Puglia di circa 60 dirigenze – spiega Sebastiano Leo, assessore regionale all’Istruzione – Ma quello che è più grave è che mentre il Governo stabilisce i tagli, le Regioni avranno l’onere di dover decidere quali. Forse il Governo intende avviare l’autonomia differenziata pensando di penalizzare il Sud e di scaricare le responsabilità sulle Regioni? La nostra è una rivendicazione di uno dei principi fondamentali della nostra democrazia e della costituzione. Nessuno toccherà la scuola pubblica, fulcro di democrazia”.