Ultimi aggiornamenti dai luoghi del terremoto avvenuto lo scorso 6 febbraio in Turchia: hanno resistito per ben 261 ore i due uomini di 26 e 34 anni estratti vivi dalle macerie di un ospedale privato nella città turca di Hatay.

Ha dell’incredibile la vicenda riportata dai media turchi: i soccorritori stavano scavando intorno all’edificio crollato quando hanno sentito un suono, focalizzando le loro ricerche in quella direzione. Poi l’inaspettato ritrovamento, proprio quando sembrava non esserci più alcuna speranza, a 11 giorni dal cataclisma. Secondo quanto si apprende, uno dei due uomini si trovava in ospedale per accompagnare il figlio, che si era recato sul posto proprio il giorno prima del terremoto.

Qualche ora prima, altri due ritrovamenti: una giovane donna di 27 anni è stata estratta viva dopo 258 ore a Kahramanmaras, città epicentro del sisma, mentre ad Antakya, uno dei centri più colpiti, un bambino di 12 anni è stato estratto in vita dalle macerie a 260 ore di distanza dalle forti scosse. Il ragazzino è stato dichiarato fuori pericolo.

Terremoto in Turchia, gli aggiornamenti: l’importanza delle unità cinofile italiane nei ritrovamenti

Dopo il ritrovamento del corpo dell’italiano Angelo Zen, insomma, si continua a scavare in Turchia. Il rinvenimento del cadavere dell’imprenditore ha richiesto un lavoro congiunto di ben quattro giorni, operato dal personale del soccorso alpino della guardia di finanza, dai vigili del fuoco e dai carabinieri. Un team coordinato dal ministero Affari Esteri e dall’ambasciata italiana in Turchia. Ai microfoni dell’Agi è intervenuto il maresciallo del Comando Generale delle Fiamme Gialle Nicola Zarbo.

I vigili del fuoco hanno innanzitutto ricostruito la dinamica del crollo, circoscrivendo le zone in cui il cadavere del nostro connazionale si sarebbe potuto trovare. Questo ci ha permesso di indirizzare il cane molecolare verso un’area ben precisa, individuata la quale il cane ha trovato un pertugio attraverso cui penetrare. Ne è seguita una segnalazione da parte del cane Fury cui è seguito lo scavo con mezzi meccanici. Il riconoscimento e stato effettuato dai carabinieri del Ris e della polizia attraverso oggetti personali del nostro connazionale.

L’intervento delle unità cinofile italiane ha permesso il ritrovamento di altri tre cadaveri di cittadini turchi. Una circostanza che ha richiesto tutto l’impegno dei cani molecolari, il cui ruolo viene giudicato “fondamentale” dal maresciallo: si tratta di tre cani, due pastori tedeschi e un pastore belga malinois. Per la foga durante le ricerche, due dei tre esemplari hanno riportato ferite alle zampe che hanno reso necessario l’intervento del veterinario e riposo forzato per gli animali.

Terremoto, partiti dal porto di Trieste gli aiuti destinati alle popolazioni turche

Nel frattempo sono partiti ieri sera, giovedì 16 febbraio, dal porto di Trieste i primi aiuti destinati dall’Italia alle popolazioni colpite dal terremoto in Turchia. I container con gli aiuti sono stati gestiti dall’hub nazionale individuato dal Dipartimento di Protezione civile in Friuli Venezia Giulia.

Lo ha reso noto la Regione, confermando come il materiale inviato provenga da tutta Italia: Umbria, Marche, Bolzano, Emilia Romagna, Calabria, Basilicata e Puglia oltre che da associazioni nazionali di protezione civile e dal Friuli Venezia Giulia. I container sono stati caricati sui camion della protezione civile di Palmanova e successivamente su un traghetto con destinazione porto di Mersin.