Le nuove regole sulla pensione donna non sono molto incoraggianti. Le madri possono andare in pensione prima delle altre lavoratrici, e, ancora, se l’azienda è in crisi si va in pensione e non solo. La misura Opzione donna cambia sostanza, ma non si arricchisce, manca di tanti aspetti significativi che dovrebbero essere riconosciute alle donne.

Il governo italiano ha mancato di tatto, forse troppo solerte a risollevare le questioni di “cassa” da non vedere altrove? O, semplicemente, troppo intento a mettere una toppa ai conti pubblici, senza tener conto che la misura peggiora la questione previdenziale per le donne.

Così la misura Opzione donna già molto penalizzante, è stata guarnita di paletti, poche riusciranno ad utilizzare l’uscita anticipata, molte dovranno attendere gli standard normali di pensionamento.    

Pensione donna 2023

Il governo italiano ha ben pensato di introdurre nella misura Opzione donna altri paletti, andando a modificare il requisito anagrafico, di introdurre nuove condizioni e riservare uno sconto particolare per le madri.

In quest’ultimo caso, il ruolo determinante appartiene al secondo genetico che permette di ridurre il peso anagrafico di due anni. Alla fine, si va in pensione a 58 anni e 35 anni di contributi, nulla apparentemente sembra mutato, se non fosse, per qualche postilla di troppo.

In buona sostanza, presumibilmente viene assicurato uno sconto per figlio, ma non oltre due. Per questo, le lavoratrici con un figlio vanno in pensione a 59 anni, con due a 58 anni e senza figli non prima dei 60 anni di età.

A questo pasticcio, va associata la presenza di un’uscita anticipata con il sistema contributivo. Infatti, la misura Opzione donna prevede un taglio di circa il 30 per cento, dovuto al calcolo dell’assegno con il sistema contributivo.

A ben guardare, la norma contiene qualche evidente punto di incostituzionalità, specie nel momento in cui prevede una differenza di trattamento per le donne con e senza figli.

Le ultime novità su Opzione donna 2023

Il dibattito sulla riforma pensione non trova pace, ancora in pieno confronto tra governo e sindacati. La svolta doveva arrivare con il tavolo di discussione con Claudio Durigon, ma non è stato raggiunto alcun accordo definitivo. Di conseguenza, l’incontro non ha portato a nulla di nuovo, se non l’evidente necessità di intervenire sulla misura Opzione donna.

Resta la presenza di uno sconto sull’età pensionabile, tradotto in termini pratici la possibilità di anticipare l’uscita applicando una riduzione sull’età prevista per l’accesso alla misura grazie ai figli.

Per questo, esiste la concreta possibilità per le lavoratrici di anticipare l’uscita di 4 mesi per ogni figlio. La novità dell’ultimo tavolo di confronto sarebbe la presenza di uno sconto per le madri su tutte le formule previdenziali. Sicuramente, importanti novità saranno introdotte nella Riforma pensioni.

Il governo italiano per valorizzare la maternità permettendo alle madri di anticipare 4 mesi l’uscita per la pensione, deve stanziare altre risorse per più di 700 milioni. E, questo, è uno dei motivi per cui non è stata trovata ancora una quadra sulla riforma pensioni 2023.

Come funziona la pensione donna?

L’Esecutivo sembra intenzionato a rivedere la misura Opzione donna. I sindacati spingono per la riammissione dei precedenti requisiti, ovvero 58 anni se dipendenti e 59 anni se autonome e con 35 anni di contributi.

Nella legge di Bilancio 2023, è stato modificato il requisito anagrafico, per cui l’uscita dal lavoro è stata spostata a 60 anni, ridotta per i figli. Sono state introdotte le categorie fragili, per questo le lavoratrici devono risultare caregiver, invalide al 74%, licenziate o dipendenti da imprese in crisi.

Se, le lavoratrici hanno due figli o rientrano in una delle condizioni sopra descritte, quindi rientrano nei criteri disposti dalla norma si attiva la riduzione a 58 anni.

Si tratta di condizioni che hanno ridotto la platea delle aventi diritto a circa 2.900 lavoratrici. Non tutte possiedono figli, non tutte rientrano nei criteri previsti per le categorie fragile, per molte è sfumata la possibilità di accedere alla pensione anticipata 2023.

I dati registrati portano a 40mila esodate, rispetto a 2.500 lavoratrici che rientrano nei requisiti per l’accesso alla misura Opzione donna e rinunciano al 30 per cento dell’assegno pensionistico.