Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge con disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e del Piano nazionale degli investimenti complementari al Pnrr (PNC), nonché per l’attuazione delle politiche di coesione e della politica agricola comune. Il governo, tra l’altro, terrà una conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri per illustrare i dettagli.

Cdm, ok al Dl PNRR

Via libera del Consiglio dei ministri al decreto legge che contiene le misure che riguardano governance e ulteriori semplificazioni per il Pnrr.
La novità più importante – secondo quello che riporta l’AGI – non sta solamente nella necessità di accelerare la realizzazione delle opere riducendo vincoli e autorizzazioni, ma anche nel cambio di governance. La regia del piano, in base alle decisioni prese, passerà a Palazzo Chigi e a una nuova struttura con quattro direzioni generali ed un coordinatore.

Le altre questioni

Non solo il decreto Pnrr al centro del cdm odierno. Infatti, c’è stata anche la ‘Relazione sull’attuazione della politica di coesione europea e nazionale in Italia. Programmazione 2014-20. Nel report viene affrontato un rendiconto relativo alle spese totali (126,6 miliardi) relative alla programmazione 2024-2020. Poi si legge che, tenuto conto degli interventi di contrasto all’emergenza Covid ad oggi monitorati:

Tali valori si riducono a 24 miliardi di euro di risorse europee e 5 miliardi di euro di risorse nazionali e regionali il 2023 rappresenta l’anno in cui deve concludersi la spesa del periodo di programmazione 2014-20. L’analisi presentata nelle precedenti sezioni porta alla conclusione che, per evitare il disimpegno delle risorse europee, sarebbe necessario spendere, in meno di un anno, un volume di risorse quasi pari a quanto rendicontato complessivamente dal 2015 ad oggi.

Nelle conclusioni si legge che:

La soluzione già utilizzata nei precedenti periodi di programmazione, di rendicontare a valere sui programmi attuativi dei Fondi europei i progetti finanziati con risorse nazionali, rinviando nel tempo l’utilizzo delle risorse nazionali disimpegnate, non è più sostenibile: se da una parte consente di raggiungere il risultato contabile richiesto a livello europeo per evitare la perdita di risorse dei Fondi strutturali, dall’altra disattende in gran parte gli obiettivi effettivi delle politiche di coesione, trascura la qualità degli interventi, funzionali alla promozione di sviluppo economico e sociale e al miglioramento della qualità della vita dei territori per ridurne i divari. A tale evidenza, già estremamente grave, si aggiunge la constatazione, ancora più preoccupante, che l’impiego delle risorse nazionali è fermo a livelli di molto inferiori rispetto alle risorse europee. 

Tornando ai contenuti del decreto, sono previsti più controlli sulle unità di missione nei singoli ministeri e tempi più veloci per il via libera autorizzativo agli impianti che sfruttano fonti d’energia rinnovabile (soprattutto per il settore eolico) e tagli dei tempi e degli oneri dei permessi per le opere. Una soluzione volta a snellire le procedure. Il decreto – spiega l’AGI – si muove anche nella direzione di rafforzare i poteri sostitutivi che consentiranno di commissariare più rapidamente un Comune indietro con gli appalti Pnrr. Più rapida sarà anche la tutela dei beni culturali interessati dagli interventi del piano: verrà affidata ad una Sovrintendenza speciale. Non più, quindi, alle Soprintendenze archeologia, belle arti e paesaggio.