Il Congresso di Spagna ha dato il via libera definitivo alla riforma della legge sull’aborto, 13 anni dopo la sua approvazione da parte del governo di José Luis Rodríguez Zapatero e dopo che la Corte Costituzionale ha respinto il ricorso presentato all’epoca dal Partito Popolare.

La proposta era stata portata avanti dal ministero dell’Uguaglianza, in particolare nei requisiti di accesso: 185 voti a favore, 154 contrari e nessuna astensione: questa la sintesi del risultato parlamentare.

Determinante per la vittoria della mozione si è rivelata la spaccatura interna al Partito Popolare di Alberto Núñez, dove l’ala più conservatrice del gruppo ha creato uno strappo difficilmente ricucibile. Nelle dichiarazioni di voto, il PP ha lanciato dure accuse e critiche al Governo, senza però uscire con una posizione univoca sull’argomento.

Legge sull’aborto in Spagna, le novità approvate dal Congresso

Legge sull’aborto in Spagna, le novità di oggi.

La nuova legislazione, approvata dal Senato la scorsa settimana, elimina l’obbligo per le sedicenni e le diciassettenni di ottenere il permesso dei genitori per abortire. Inoltra affronta il tema correlato della salute mestruale, elimina i tre giorni di tempo per recedere dalla decisione e prevede la creazione di un registro di obiettori di coscienza all’interno dei centri sanitari pubblici.

Attualmente la stragrande maggioranza degli aborti nel Paese iberico (circa l’85%), viene effettuata in cliniche private, spesso distanti centinaia di chilometri dal luogo di residenza. Persiste tuttavia il verdetto emesso nell’ultima relazione dal Consiglio Generale della Magistratura, critica nei confronti della legge, a cui il Partito Popolare intende attaccarsi nel definire la nuova legge “inopportuna, inutile, intollerante, infantilizzante e incongruente“.

Le reazioni politiche

L’altro partito che ha votato a sfavore della riforma è stato Vox. La senatrice Lourdes Monasterio ha rivendicato con forza di essere “l’unico partito che difende la vita dal concepimento alla morte naturale“, lanciando al contempo una frecciata al Partito Popolare in merito a vecchie ruggini governative. Il movimento di estrema destra ha criticato la posizione del PP, che in precedenza aveva descritto il diritto all’aborto come “tutelato dalla legge ma non tra quelli fondamentali dell’uomo”.

La votazione ha preceduto una settimana particolarmente calda sul fronte delle manifestazioni: oltre a quelle organizzate dalle opposizioni, anche i movimenti religiosi hanno espresso il loro dissenso. Dal versante indipendentista, la sinistra repubblicana della Catalogna (Erc) ha ironicamente scherzato sull’ipotesi di “volare a Londra per accompagnare le proprie amiche ad abortire.

Iñigo Errejón di Más País (centrosinistra) ha spiegato che “l’unico potere che abbiamo è quello di decidere se garantire un aborto silenzioso o doloroso”. Sempre dal fronte separatista, gli indipendentisti dei Paesi Baschi contestano “l’imposizione di un’etica e di una morale a chiunque” da parte della maggioranza governativa, pur ribadendo che “non si può chiudere gli occhi di fronte a un problema che continua a esistere”.

Anche i socialdemocratici hanno attaccato il PP, facendo appello alla memoria storica, mentre i “vicini” socialisti europei parlando di “debito con le giovani donne di Spagna“, parlando di “giustizia” contro “l’abrogazione del diritto all’aborto gratuito” da parte del Pp.