Tagli scuola: il rischio privatizzazione del sistema pubblico, il dimensionamento scolastico e altre preoccupazioni legate alla gestione del sistema da parte del governo Meloni sono state motivo di una mobilitazione di massa in Campania. Sembrerebbe l’inizio di una deriva del sistema che è necessario arginare: ne abbiamo parlato ad Open Day, su Radio Cusano Campus, con Simona Flavia Malpezzi presidente capogruppo PD al Senato. “Abbiamo segnalato come già in questa Legge di Bilancio ci fosse materia per una serie di nuove disuguaglianze che il governo sta mettendo in campo, non ultima la questione del dimensionamento. Il tema sembra parlare poco alle persone, di fatto dimostra che il governo chiudendo alcune scuole e rendendone numerose altre priva i territori di sicurezza, democrazia e uguaglianza. Il dibattito di fatto è cominciato lo scorso maggio, quando tutti i gruppi parlamentari si erano detti favorevoli al fatto che, pur costatando che la denatalità esiste e che nascono meno bambini, le risorse di risparmio dovevano essere usate per far funzionare meglio la scuola, invece sono state tagliate: questo è grave per noi”.
Tagli scuola: i numeri e il passato difficile
Tagli scuola: i numeri possono essere d’aiuto. “Dopo i tagli dei governi Berlusconi, parliamo di sforbiciate importantissime e di miliardi tolti alla scuola, il primo incremento di risorse al settore della formazione scuola c’è stato con il cosiddetto Decreto Carrozza nell’ottobre 2013, un provvedimento che incrementava di quattrocento milioni la spesa, in controtendenza rispetto ai tagli di otto miliardi che avevano fatto i precedenti governi di centrodestra. Da quel momento c’è stato solo un incremento delle risorse scolastiche fino all’ultima legge di bilancio, dove ci sono i tagli dati dalla denatalità alle risorse alla scuola – denuncia Malpezzi –. Il Ministro Valditara ha fatto togliere una serie di risorse al fondo per il funzionamento scolastico per metterle a disposizione di uffici di sua diretta collaborazione: un’operazione che toglie fondi alla scuola, prevista nel decreto riordino dei ministeri. Si evince chiaramente che l’operazione del ministero dell’Istruzione e del Merito ha voluto avvantaggiare il merito dei collaboratori del ministro. In tutti i governi dove c’è stato il Pd non ci sono stati tagli: i numeri delle risorse non sono contestabili”.
PNRR e stipendi docenti, una boccata d’ossigeno irrinunciabile per il sistema scolastico
I fondi del PNRR, irrinunciabile occasione per la scuola italiana, e gli aumenti agli stipendi dei docenti sono occasioni importanti per migliorare il sistema. “Abbiamo sempre creduto nel PNRR speriamo Giorgia Meloni ci creda quanto ci credevamo noi. Sugli stipendi dei docenti era il primo punto della nostra campagna elettorale bisognava portarli ad una media europea, nell’arco di una legislatura riuscire a portare un aumento pari ad una media degli stipendi europei, questa cosa non solo non è cominciata col governo Meloni, anche se hanno cantato vittoria loro, dimenticando che i soldi utilizzati per il rinnovo del contratto sono stati lasciati dal governo precedente. Vorrei vedere che il Ministro Valditara e la Meloni mettessero dei soldini loro, non stanno facendo niente di tutto questo e per me è molto preoccupante – ha aggiunto la presidente Malpezzi – sentiamo parlare di scuola soltanto quando si parla del progetto di autonomia e ricordiamo che i bambini del Sud devono andare a scuola quando i bambini del Nord, non devono partire svantaggiati. In tutte le scuole d’Italia dev’essere garantito lo stesso diritto a tutti di accedere agli asili nido. I dati europei ci dicono che quando i bambini vengono inseriti in contesti educativi come i nidi dell’infanzia potranno essere padroni di una propria autonomia: vogliamo dare a tutti gli stessi vantaggi. Il governo non vuole dire parole rispetto al futuro, la scuola è il futuro e se tu non ne parli non vuoi parlare di futuro. Non si può parlare di merito se non c’è inclusione, e ad oggi non c’è inclusione”.