Terremoto 2016 faglie ricostruzione. Completata la mappa della pericolosità sismica del centro Italia, gli studi eseguiti e i risultati ottenuti potrebbero permettere di ricostruire in maggiore sicurezza. A sei anni e mezzo dal sisma dell’agosto e ottobre del 2016 che ha raso al suolo Amatrice e danneggiato gravemente moltissimi comuni di Marche Abruzzo e Umbria (costringendo gli abitanti a vivere per tutto questo tempo nelle casette di emergenza), arriva la mappa dei territori più a rischio. Un approfondimento accurato eseguito nel Centro Italia sulle Faglie attive e capaci (Fac), ovvero in grado di fare danni se in movimento. «Grazie allo studio sulle Fac, che rappresenta un primato in Italia per estensione territoriale e per la sua natura pubblica, possiamo finalmente avere una conoscenza approfondita per indicare chiaramente ai cittadini e ai Comuni dove possono ricostruire e dove invece occorre delocalizzare per motivi di sicurezza». Ad assicurarlo è stato Guido Castelli, commissario straordinario alla riparazione e ricostruzione Sisma 2016, dopo l’incontro con Ingv, Cnr, Ispra e delle università di Camerino, Chieti, L’Aquila e Uninsubria a conclusione degli approfondimenti che hanno riguardato le Fac di Norcia, Preci, Macerata, Ussita, Capitignano, Montereale, Barete, Pizzoli, Leonessa, Cittaducale, Rieti, Cantalice, Rivodutri e Ortolano di Campotosto.
Terremoto 2016 faglie ricostruzione, capire come si muovono permette di individuare zone più sicure
Gli studi con i risultati ottenuti sono già a disposizione dei comuni interessati. Capire come si muovono e cosa possono provocare le falde attive, permette di individuare le zone in cui potrebbe avvenire la ricostruzione. Come è stato spiegato proprio in occasione della presentazione dei risultati ottenuti, ‘Le Fac rappresentano una pericolosità sismica aggiuntiva, in quanto in caso di sisma possono determinare un dislocamento della superficie topografica danneggiando tutto quello che è stato costruito sopra’. «Siamo consapevoli – ha proseguito Castelli – che ora dobbiamo occuparci delle criticità che sono emerse nelle zone di rispetto, in particolare a Norcia, Pizzoli e Rieti, dove gli edifici danneggiati dal sisma saranno delocalizzati in zone sicure. Come struttura commissariale possiamo occuparci degli edifici danneggiati, in prospettiva ci dobbiamo porre il problema di come gestire quegli edifici che, pur essendo agibili, si trovano comunque in queste aree pericolose. Affrontare questa questione, che in ogni caso riguarda pochi edifici ma che meritano tutta la nostra attenzione, risulta fondamentale per progredire nella cultura generale della prevenzione». Nell’occasione è stato anche spiegato come nella prima fase dello studio è stata esclusa la presenza di Faglie a Frontignano Ussita e Macerata. Per questo la seconda e la terza fare sono state concentrate sulle altre localtà, dove sono state aggiornate le microzonazioni di terzo livello. Lo studio ha consentito di ridimensionare le aree, un passo importante per sbloccare la ricostruzione dei centri abitati. Potrebbe quindi partire la programmazione per cominciare a ricreare quello che il terremoto ha distrutto. La nuova cartografia è già disponibile. Il Commissario Castelli ha precisato anche di essere consapevole di doversi occupare delle zone in cui sono emerse le criticità. “Dove gli edifici danneggiati dal sisma saranno delocalizzati in zone sicure. Ci dobbiamo porre il problema di come gestire quegli edifici che si trovano in queste zone. Risulta fondamentale per progredire nella cultura della prevenzione”. “Il Centro Italia si offre al Paese come un modello per le politiche di prevenzione e ricostruzione. Con il suo insieme di buone pratiche, frutto delle esperienze innovative maturate sul campo, sarà il cuore della futura legge sulle Ricostruzioni. Il terremoto, purtroppo, è una certezza. Come struttura commissariale abbiamo il dovere di provare a modellizzare le azioni che stiamo realizzando, così che si possa onorare quell’idea dell’Italia sicura in cui le nostre comunità e tutti i cittadini che abitano in zona sismica, hanno il diritto di abitare“, ha concluso Castelli.