Dopo la dichiarazione di emergenza sanitaria in alcuni Paesi del Sudamerica, l’Oms invita a “rafforzare la sorveglianza” in vista di una eventuale diffusione dell’influenza aviaria nell’uomo. L’allarme dell’Organizzazione mondiale della sanità arriva dopo che l’aviaria ha contagiato alcuni mammiferi: nonostante al momento il rischio sia considerato “basso”, il direttore Tedros Adhanom Ghebreyesus non se la sente di escludere nessuna eventualità.
Non possiamo presumere che il rischio rimarrà basso, dobbiamo prepararci a qualsiasi cambiamento. Urge rafforzare la sorveglianza in ambienti in cui interagiscono esseri umani e animali d’allevamento o selvatici.
Influenza aviaria, le indicazioni dell’Oms: “Non toccare o raccogliere animali selvatici morti o malati”
H5N1 è comparso per la prima volta nel 1996: in 25 anni è circolato ampiamente tra gli uccelli selvatici e il pollame, ma a preoccupare l’Oms è la sua diffusione nei mammiferi. In particolare, l’Organizzazione ritiene preoccupante la recente circolazione del virus in visoni, lontre, volpi e leoni marini. L’Oms sta dunque lavorando per monitorare eventuali nuovi casi di infezione di H5N1 negli esseri umani: negli ultimi due decenni si contano 868 casi confermati di H5N1 nell’uomo, con 457 morti.
Relativamente ad una possibile diffusione dell’influenza aviaria nell’uomo, l’Oms raccomanda “di non toccare o raccogliere animali selvatici morti o malati, ma di segnalarli alle autorità locali”.
Aviaria, la situazione in Sudamerica: i casi in Ecuador, Argentina e Uruguay
Il mese scorso in Ecuador una bambina di 9 anni, dopo essere stata a contatto con del pollame da cortile, si è rivelata il primo caso di un essere umano in Sudamerica. Oggi ad allarmare sono le situazioni di Argentina e Uruguay: il Servizio nazionale per la sicurezza alimentare argentino ha dichiarato l’emergenza sanitaria dopo aver rilevato il virus in un esemplare di uccello selvatico nella località di Pozuelos, nella provincia di Jujuy, al confine con la Bolivia.
Le autorità hanno voluto comunque rassicurare la popolazione, sottolineando che “sono state prese tutte le misure preventive necessarie”.
La comparsa del virus non sorprende in quanto stavamo già seguendo la sua diffusione nel resto della regione ed era stato attivato un rafforzamento del monitoraggio epidemiologico.
Dopo essere stato rilevato in precedenza in Venezuela, Perù, Colombia, Ecuador, Cile, Bolivia e Uruguay e prima ancora in Canada, Stati Uniti, Messico e Centro America, alcuni casi di aviaria erano infatti stati segnalati nelle ultime settimane in tutta la regione argentina.
La morte di alcuni esemplari di cigni dal collo nero, riportata dal quotidiano El Pais di Montevideo, ha fatto scattare l’allarme anche in Uruguay, dove al pari dell’Argentina è stata emanata l’emergenza sanitaria. Anche le autorità uruguaiane hanno invitato la popolazione alla calma: per il momento l’influenza riguarda solo animali selvatici. Il monito resta quello di segnalare i sospetti su volatili da cortile o allevamenti. Il caso uruguaiano segue quello del Perù, dove è stata denunciata la morte di 585 leoni marini e 55mila uccelli.
Gli Usa dispongono nuove raccomandazioni a chi lavora nelle aziende aviarie
Il virus ha colpito anche in molti Stati degli Usa, con contagi su diverse specie animali, tra cui volpi, orsi, delfini, uccelli selvatici e una fattoria di visoni. Sono quindi state disposte nuove accomandazioni per chi lavora nelle aziende aviarie: tutti devono indossare guanti e mascherine ed evitare di toccare gli animali.