È stato condannato all’ergastolo senza possibilità di rilascio, Payton Gendron, il 19enne suprematista bianco accusato di aver aperto il fuoco all’interno di un supermercato di Buffalo, nello Stato di New York, uccidendo dieci persone afroamericane. I fatti risalgono al 14 maggio dello scorso anno; a novembre, Grendon si era dichiarato colpevole di tutti i capi di imputazione emessi a suo carico. A livello federale rischia ancora la pena di morte. Ieri, nel corso dell’udienza che ha preceduto la lettura della sentenza di condanna, ha espresso il suo rammarico per quanto accaduto, confermando ancora una volta di aver agito per motivi razziali.
Usa strage Buffalo: la ricostruzione dei fatti
Arrestato subito dopo i fatti, Payton Gendron, all’epoca 18enne, era stato incriminato per ventisei capi di imputazione, tra cui dieci per “crimine d’odio”: dopo essersi dichiarato colpevole a novembre, è stato condannato all’ergastolo senza possibilità di rilascio nella giornata di ieri, anche se a livello federale rischia ancora la pena di morte (al momento è in atto una moratoria). Il suprematista è stato ritenuto infatti responsabile della strage di Buffalo: poco dopo le 14.30 locali del 14 maggio dello scorso anno, il ragazzo, appena maggiorenne, entrò in un supermercato dello Stato di New York, il Tops Friendly Market sulla Jefferson Avenue, a Buffalo, aprendo il fuoco su un gruppo di avventori del negozio, frequentato principalmente da membri della comunità afroamericana del quartiere e uccidendo dieci persone, ferendone tre.
Poi, “stava in piedi in mezzo al parcheggio con la pistola puntata al mento”, aveva raccontato un testimone. “Abbiamo pensato: ma che sta succedendo? Perché quel ragazzo ha l’arma puntata sul viso? Poi lo abbiamo visto mettersi in ginocchio, togliersi il casco nero che aveva addosso e lasciare la pistola per terra”. Un attimo dopo, senza opporre resistenza, si era consegnato agli agenti giunti sul posto. Nel corso delle indagini successive, gli inquirenti riuscirono a dimostrare che il ragazzo aveva mostrato la strage in tempo reale sulla piattaforma di live streaming Twitch. Online, poche ore prima, aveva pubblicato anche una sorta di manifesto suprematista e cospirazionista di 106 pagine, in cui tra le altre cose affermava: “Voglio che capiate una sola cosa da questo scritto. Devono cambiare i tassi di natalità dei bianchi. La popolazione bianca diminuisce. Per mantenere la sua popolazione bisogna arrivare a un tasso di fertilità… che nell’Occidente dev’essere di circa 2.06 figli per donna”.
La sentenza di condanna all’ergastolo
Si riuscì così a dimostrare che Gendron agì per motivi razziali. Nell’udienza di circa un’ora tenutasi ieri prima della lettura della sentenza di condanna da parte del giudice, nel corso della quale l’imputato ha rischiato di essere aggredito da uno dei familiari delle vittime, il 19enne ha espresso il suo rammarico per “aver fatto una cosa terribile”. “Ho sparato ed ucciso persone perché erano afroamericane – ha detto -. Non posso credere che lo abbia fatto veramente. Ho creduto alle cose che leggevo online ed ho agito per odio. Non posso cancellare quello che ho fatto, ma vorrei poterlo fare e non voglio che nessuno sia ispirato da me”. Stando a lui, poco prima dell’assalto – e anche dopo – aveva dichiarato di essersi ispirato all’autore della tentata strage di Macerata nel 2018, Luca Traino, il marchigiano che sparò contro degli immigrati da un’auto. In quel caso non vi furono vittime, ma diverse persone rimasero ferite e svariati negozi furono danneggiati. Tra gli idoli di Gendron, anche Brenton Tarrant – autore dell’assalto contro due moschee in Nuova Zelanda nel 2019, che fece decine di vittime – il terrorista norvegese Anders Breivik, Dylan Roof, Anton Lundin Pettersson, Darren Osbourne e i fautori della teoria cospirazionista Great Replacement, convinti della superiorità della “razza bianca”.