Direttiva Case green, ecco quanto costa adeguare le abitazioni degli italiani alle classi energetiche europee per svolgere gli interventi di cappotto termico, infissi e caldaie. Dopo il primo voto favorevole al Parlamento sulla direttiva che comporterà l’acquisizione di classi energetiche più alte di tutto il patrimonio immobiliare degli Stati membri, si fanno i primi conti di quanto si dovrebbe spendere per rimanere in regola, in particolare per raggiungere le classi energetiche degli edifici residenziali “E”, entro il 2030, e “D”, entro il 2033. Prima e dopo, i proprietari degli immobili saranno obbligati anche ad abbandonare gli impianti e le caldaie che funzionano a combustibili fossili. Da questo punto di vista, la prima scadenza è prossima: entro il 1° gennaio 2024, infatti, gli Stati membri dovranno recepire la direttiva nella parte in cui si vieta l’installazione di caldaie a combustibili fossili. I calcoli dei costi sono stati effettuati dall’Associazione delle organizzazioni di ingegneria, architettura e di consulenza tecnico-economica (Oice) di Confindustria.
Direttiva Case green quanto costa intervenire su cappotto, infissi, caldaie per adeguarsi alla direttiva Ue
Secondo i conteggi dell’Oice, la spesa da sostenere per ciascun proprietario di appartamento per mettersi in regola dal punto di vista dell’efficienza energetica varia da un minimo di 40.000 euro a un massimo di 55.000 euro. I lavori di ristrutturazione dovranno portare a raggiungere, entro il 1° gennaio 2030, tutti gli edifici residenziali alla classe energetica minima “E”, ed entro il 2033 la classe “D” per raggiungere l’obiettivo ultimo delle “zero emissioni” entro il 2050. “Elaborando semplicemente alcuni dei dati acquisiti con gli attuali incentivi – si legge in una nota del coordinatore del Gruppo di Lavoro sul Superbonus di Oice, Fabio Tonelli – un edificio tipo costruito negli anni Ottanta e ubicato a circa 400 metri sul livello del mare, nell’ipotesi di cinque piani fuori terra, con appartamenti della superficie media di circa 105 mq, il passaggio da una attuale classe G alla classe D porta ad un costo minimo medio di circa 40.000 euro ad appartamento con intervento sull’involucro esterno (pareti, copertura e solaio sottostante al primo piano riscaldato). Con un intervento più organico (infissi, caldaie e impianto fotovoltaico condominiale) se ne dovrebbero aggiungere altri 20.000 circa per appartamento. Gli importi riportati – si legge ancora nella nota – comprendono ovviamente lavori, spese tecniche e Iva al 10%. Sarebbe altresì auspicabile che, unitamente all’aspetto energetico, si tenesse conto anche della pari necessità di riqualificare sismicamente il patrimonio edilizio italiano. La spesa stimabile per interventi di miglioramento sismico non invasivi (rafforzamenti locali, antiribaltamento dei paramenti esterni e ripristino di parti ammalorate) per la medesima tipologia di edifici, in zona sismica 1 e 2, è oggi stimabile pari a circa 55.000 euro per appartamento”.
Abitazioni green, più gradualità e sblocco cessione crediti del superbonus 110%
Secondo l’Oice, in ogni modo, proprio per gli ingenti costi ai quali vanno incontro i proprietari degli immobili per l’adeguamento alla direttiva europea Case green, sarebbe auspicabile una maggiore gradualità degli interventi. Tempi, insomma, più lunghi per arrivare agli obiettivi. Per il presidente di Oice, Giorgio Lupoi, prima ancora della nuova direttiva europea, bisognerebbe considerare i benefici procurati al patrimonio immobiliare italiano dal superbonus, sia in termini di miglioramento dell’efficienza energetica che sulla sostenibilità ambientale. Ma proprio per questo motivo, Lupoi suggerisce di superare le difficoltà che stanno incontrando professionisti, imprese e società nella cessione dei crediti per rimettere in piedi una misura che ha dato i risultati attesi in linea con quanto poi decretato dalla Commissione europea. “Siamo comunque pronti ad intervenire e ad accelerare anche a valle delle nuove regole UE – scrive Giorgio Lupoi – Siamo d’accordo però che occorra introdurre con gradualità di obblighi così impattanti sulla vita della collettività, quindi sarebbe positivo se si arrivasse ad un’attuazione flessibile”.