Roma incidente del 9 febbraio scorso, 29enne investito e ucciso sul marciapiede: alla guida non c’era la donna accusata di omicidio stradale, ma forse il figlio senza patente. È questa l’ipotesi sulla quale stanno lavorando gli investigatori per ricostruire la dinamica dell’incidente che, qualche giorno fa, ha portato alla morte Emmanuele Kleber Catananzi, il ragazzo che stava passeggiando in via dell’Archeologia a Roma, nella zona di Tor Bella Monaca. Secondo quanto starebbe emergendo dalle indagini, la madre avrebbe architettato uno scambio di persona alla guida, autoaccusandosi dell’accaduto per salvare il figlio dalle accuse, che sarebbe stato alla guida dell’auto al momento dell’investimento. Addirittura, c’è anche la possibilità che la madre non fosse proprio nell’auto al momento dello schianto ma sarebbe arrivata in un momento successivo. A supporto delle indagini saranno, quanto mai decisivi, anche i filmati di videosorveglianza presenti nella zona e le celle telefoniche.

Roma, incidente del 9 febbraio: 29enne investito e ucciso sul marciapiede, alla guida non la donna accusata, ma forse il figlio

Si fa strada l’ipotesi di un architettato scambio di persona alla guida della Bmw che, nel pomeriggio di giovedì 9 febbraio, ha investito e ucciso Emmanuele Kleber Catananzi a Roma, nella zona di Tor Bella Monaca, in viale dell’Archeologia. I dubbi degli agenti del VI Gruppo Le Torri che stanno indagando sull’accaduto riguardano chi fosse alla guida dell’auto che, oltre a uccidere il ragazzo, ha tamponato anche altre quattro vetture. A guidare l’auto forse non c’era la mamma, una donna di 46 anni, ma il figlio, senza patente e nemmeno in possesso del foglio rosa. Addirittura, gli inquirenti sospettano che la madre non fosse proprio in auto al momento dell’incidente. La donna potrebbe essere arrivata qualche istante dopo – avvisata per telefono dopo l’investimento del giovane – per prendere il posto del figlio. Per questo motivo, gli inquirenti attendono di visionare i filmati delle telecamere di videosorveglianza presenti in zona e anche di effettuare verifiche delle celle telefoniche agganciate dagli smartphone. L’auto, impazzita, è andata a sbattere contro altre vetture in sosta, scaraventandone una contro il 29enne, uccidendolo. La madre, all’arrivo dei soccorsi, aveva assicurato: “Guidavo io, ma non ricordo cosa sia successo. Forse ho perso il controllo della mia macchina a causa di un’altra auto uscita all’improvviso da una traversa laterale”.

Chi era Emmanuele Kleber Catananzi, il ragazzo adottato da piccolo

Le dichiarazioni della madre – indagata per omicidio stradale – che aveva detto di essere alla guida dell’auto che il 9 febbraio ha ucciso Emmanuele Kleber Catananzi, sono vagliate attentamente dai militari che stanno conducendo le indagini. La donna si sarebbe messa alla guida dell’auto di potente cilindrata senza aver bevuto o assunto droghe: tuttavia, l’impatto è stato talmente violento che la Bmw, intono alle due del pomeriggio, dopo aver sbandato, avrebbe colpito un’altra auto scaraventandola contro il giovane che si trovava sul marciapiede in via dell’Archeologia. Emmanuele Kleber Catananzi, di 29 anni, non ha avuto scampo: nel momento in cui è stato falciato stava facendo una videochiamata alla sua fidanzata. L’auto della donna è stata posta sotto sequestro per verificare eventuali anomalie, ma secondo alcuni testimoni la vettura viaggiava a una velocità sostenuta. Sarebbe dunque la velocità la causa del tragico schianto, unita – forse – a una distrazione che avrebbe causato la carambola tra le auto parcheggiate. Starebbe perdendo consistenza, invece, l’ipotesi che l’auto possa essere stata “disturbata” da un’altra vettura: la circostanza è tutta da verificare, ma dai rilievi eseguiti nelle ore successive all’incidente e dalle testimonianze raccolte sul posto, gli inquirenti sembrerebbero escludere la presenza di un altro mezzo oltre a quelli coinvolti nello schianto. Il ragazzo ucciso, di origini brasiliane, era stato adottato con la sorella Debora da una famiglia calabrese che vive a Santa Cristina d’Aspromonte. Emmanuele Kleber Catananzi si era trasferito a Roma da pochi mesi e aveva iniziato a lavorare come cameriere.