Cessione crediti superbonus, in arrivo dal governo il divieto di acquisto per Regioni, Province e Comuni. Dopo che gli enti locali si stanno muovendo per acquisire i bonus edilizi dalle banche, è notizia delle ultime ore l’intenzione che avrebbe il ministero dell’Economia di porre un freno alle acquisizioni. La corsa agli acquisti è iniziata con le operazioni della Provincia di Treviso, seguita dalla Regione Sardegna, e da altri enti che sarebbero in procinto di entrare nel mercato dei crediti fiscali. L’iniziativa è stata valutata finora positivamente perché permetterebbe alle banche di liberare spazio fiscale e di poter procedere con l’acquisto di altri bonus da imprese e privati che non sanno a chi venderli. Tuttavia il governo starebbe studiando una norma da inserire in un prossimo provvedimento che metterebbe un divieto di acquisizione da parte di soggetti pubblici. Il divieto scatterebbe anche dopo l’interpretazione dell’Eurostat arrivata nella giornata di martedì 14 febbraio in audizione presso la Commissione Finanze del Senato.

Cessione crediti superbonus, in arrivo dal governo il divieto di acquisto per Regioni, Province e Comuni

Si va verso lo stop all’acquisto dei bonus edilizi da parte degli enti locali. Il fenomeno si stava allargando proprio nelle ultime settimane dopo l’iniziativa della Provincia di Treviso che ha acquistato crediti d’imposta per 14,5 milioni di euro da due banche locali, seguita dalla Regione Sardegna che ha già deliberato la norma dalla legge di Stabilità 2023. A seguire, anche le altre Regioni si sono mosse in questa direzione: è il caso del Piemonte, la cui delibera è arrivata nei giorni scorsi, e della Basilicata che, proprio in questi giorni ha fissato un incontro con i tecnici del ministero dell’Economia per studiare come attivare l’acquisizione dei crediti d’imposta ed entro quali limiti, soprattutto dal punto di vista normativa. Pronte a entrare sul mercato del superbonus anche l’Abruzzo, il Veneto (spinto dalla Confederazione Nazionale dell’artigianato e della Piccola e Media Impresa, Cna) e la Liguria, il cui governatore Giovanni Toti, nei giorni scorsi ha annunciato un programma di acquisizione dei bonus edilizi. Ultimi, in ordine di tempo ad annunciare l’entrata in campo a sostegno delle imprese, sono stati la Provincia e il Comune di Pesaro. Tuttavia, a fronte di questa partecipazione degli enti locali a cercare di sbloccare i crediti fiscali incagliati – che ammonterebbero a 15 miliardi di euro secondo i calcoli dell’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) – il governo sarebbe di parere opposto per varie ragioni, prime tra tutte la questione dell’indebitamento degli enti locali.

Perché il divieto di acquisto bonus e superbonus edilizi?

Dato l’interesse crescente di Regioni, Province e Comune all’acquisto dei crediti d’imposta, il ministero dell’Economia – sollecitato a intervenire per chiarire la fattibilità dell’operazione da vari enti – starebbe valutando di inserire una norma di divieto di acquisto dei crediti da parte dei soggetti pubblici. Un dietrofront che sarebbe dettato anche dalle interpretazioni dell’Eurostat in merito alla classificazione della cessione dei crediti d’imposta sul superbonus che, sebbene non comporterebbe un aumento del debito pubblico, genererebbe un incremento del deficit. E sarebbe proprio questa la linea del governo sulle richieste degli enti locali: l’acquisizione dei crediti determinerebbe in ogni modo un indebitamento – anche di miliardi di euro – sui bilanci di Regioni, Province e Comuni e potrebbe essere considerata incostituzionale ai fini del pareggio di bilancio. Sui crediti stessi, inoltre, graverebbe anche il peso delle ultime norme emanate dal governo per contrastare le frodi sul superbonus: i sequestri dei crediti bloccano le cessioni lungo tutta l’iter delle vendite dei bonus – anche se acquistati da soggetti in buona fede – bloccando i bonus nei cassetti fiscali. Da questo punto di vista, l’acquisizione dei crediti si rivelerebbe penalizzante per gli enti pubblici. Ragionamenti che, appunto, starebbero portando il governo alla decisione di intervenire per porre un divieto agli acquisti degli enti pubblici.