Il giudice per le indagini preliminari di Napoli ha firmato un’ordinanza con cui viene riaperto il caso di Tiziana Cantone.
La donna 31enne venne ritrovata senza vita il 13 settembre 2016, nell’abitazione della madre, a Mugnano in provincia di Napoli.
Contro la richiesta di archiviazione della Procura, il gip ha ordinato nuove indagini per 90 giorni.
Il caso della giovane donna era stato dichiarato un suicidio istigato da alcuni video hard diffusi in rete.
Perché il gip ha riaperto il caso di Tiziana Cantone?
A distanza di mesi dalla chiusura delle indagini, il gip ha riaperto il caso sulla morte di Tiziana Cantone.
Nel 2016 la donna fu trovata senza vita e con un foulard al collo al collo, a casa della madre, e fin da subito le indagini avevano concluso che si fosse trattato di un suicidio.
La causa del disperato gesto venne ricondotta alla diffusione in rete di alcuni filmati intimi che ritraevano la donna e che erano stati divulgati a sua insaputa.
Oggi, a disporre che vengano effettuate nuove indagini è il gip di Napoli Raffaele Coppola.
Il giudice per le indagini preliminari, infatti, ha deciso di accogliere la richiesta della madre della vittima, Teresa Giglio.
La donna, tramite i suoi legali, ha presentato opposizione contro la richiesta di archiviazione della Procura.
Gli avvocati della Giglio, Gianluca Condrò, Stefano Marcialis ed Emiliano Iasevoli, si oppongono alla conclusione del pubblico ministero Giovanni Corona secondo il quale si tratterebbe di suicidio per impiccagione.
Dopo aver aperto un fascicolo per omicidio volontario a carico di ignoti e dopo aver fatto riesumare la salma per far eseguire su di essa quell’esame autoptico mai effettuato, Il Pm Corona è, infatti, tornato alla prima ipotesi legata al suicidio, accantonando definitivamente l’ipotesi dell’omicidio e richiedendo l’archiviazione del caso.
Tuttavia, per il gip Coppola era impossibile determinare se Tiziana Coppola si fosse suicidata o se fosse stata uccisa, dal momento che, “lo stato scheletrico del corpo, riesumato nel maggio 2021 a distanza di cinque anni dalla morte rende impossibile qualsivoglia valutazione sulle consulenze di Pm e parte offesa”.
Rimangono, dunque, numerosi dubbi sulla reale causa della morte della vittima di revenge porn.
Inoltre, viene contestato dai legali di Teresa Giglio, anche il fatto che l’esame autoptico non sia stato effettuato subito, nel 2016, quando il corpo della Cantone venne ritrovato senza vita.
Secondo la madre della vittima, la natura del foulard e la posizione in cui venne ritrovato il corpo rendono impossibile la tesi del “penzolamento con conseguente asfissia”, e dunque, viene considerata più probabile l’ipotesi dello strangolamento.
Il gip ha valutato, infatti, le consulenze relative alla dinamica della morte che hanno messo in dubbio l’ipotesi del suicidio ed è arrivato alla conclusione che “si può ipotizzare una metodica asfittica riconducibile a strangolamento al pari di un soffocamento da suicidi”.
La vicenda di Tiziana Cantone
Il corpo senza vita di Tiziana Cantone venne ritrovato dalla zia quando era ormai troppo tardi per tentare di salvarla.
Quando giunsero sul luogo i Carabinieri e il medico legale, la morte della 31enne venne subito legata alla tesi del suicidio e sulla salma non venne effettuata l’autopsia.
In tutti questi anni, tuttavia, la madre non ha mai creduto a questa ipotesi e ha sempre cercato la verità sulla morte della figlia.
Gli avvocati della Giglio, inoltre, hanno fatto notare che è determinante che i consulenti della Procura abbiano omesso di effettuare in sede di autopsia l’esame sulla cosiddetta “vitalità del solco”, tramite cui si sarebbe potuto determinare se la morte di Tiziana Cantone fosse stata causata “da una meccanica di impiccamento o strangolamento”.
Il gip, dunque, ritenendo che la tesi del suicidio non prevale su quella dell’omicidio, ha richiesto di effettuare “nuove indagini nel termine di 90 giorni e nominare un perito che, analizzando l’attrezzo ginnico, il foulard e la posizione in cui la Cantone è stata trovata, possa, mediante esperimento giudiziale, accertare la compatibilità di essi con un decesso per asfissia da impiccagione”.