Sanremo è finito da poco e sicuramente, tra tutti coloro che lo hanno seguito, ce ne saranno molti che sono stati colpiti da una canzone in particolare. Il classico motivetto cosiddetto ‘orecchiabile’ che generalmente ha una musicalità che rimane impressa, più degli altri, già al primo ascolto. Non è detto che l’effetto sia lo stesso su tutti, ma di sicuro ci sono alcune canzoni che hanno un ritmo più facilmente assimilabile di altre. La sintesi è che sarà capitato a tutti, almeno una volta, di avere un motivo fisso nella testa, anche per più giorni consecutivi, senza saperne il perché e senza riuscire a liberarsene. Un fenomeno definito, in psicologia, earnworm: letteralmente, tarlo nell’orecchio, che si riferisce proprio alle musiche orecchiabili che scorrono ripetutamente nella mente di una persona. In realtà una motivazione esiste ed è anche scientifica. Secondo le statistiche, oltre il 90% delle persone è preda di un tormentone musicale una volta la settimana, in media per 15-30 secondi. Alle donne succede più spesso che agli uomini, così come colpirebbe meno gli anziani dei giovani. Ne sono maggiormente soggette le persone ossessivo-compulsive e, secondo alcuni studi, di più i mancini. Ma solo nel circa 15% dei casi il fenomeno diventa particolarmente invadente.
Canzone tarlo in testa, esistono degli ‘antidoti’ per liberarsene
Per quanto un tratto tipico di tutti gli earworm con la loro struttura ripetitiva, a restare impressi, in genere, sono i frammenti di un brano, non un intero pezzo, come ha spiegato Elizabeth Hellmuth Margulis, a capo del Music Cognition Lab dell’Università di Princeton. Le canzoni ascoltate di recente ritornano più facilmente di quelle vecchie, quelle con un testo più della musica strumentale (che ossessiona in meno dell’8% dei casi) e la musica live più di quella registrata. Esiste un modo per liberarsi del motivetto che a volte può diventare assillante in alcuni casi? Si, lo spiegano gli specialisti, è possibile trovare un ‘antidoto‘ per liberare la mente. Un buon rimedio, al contrario di quello che si possa pensare, può essere ascoltare il brano incriminato per intero. Infatti, secondo alcuni esperti, spesso la cosa succede quando la mente non ricorda come prosegue una canzone e quindi è come se riavvolgesse il nastro fino alla parte che conosciamo, continuando a ripetersi. Un meccanisco chiamato “effetto Zeigarnik”, che ha preso ilnome della psicologa lituana Bluma Zeigarnik, che ha scoperto che ricordiamo le azioni incompiute o interrotte con maggiore facilità rispetto a quelle completate: ascoltare il pezzo per intero, dunque, annullerebbe gli inceppamenti continui. Un altro metodo che pare abbia dato i risultati sperati e quindi interromperebbe il tormentone starebbe nel trovare una canzone che faccia da contrasto l’earworm. Secondo alcuni studi ce ne sarebbero almeno un paio che funzionerebbero per tutti. Pare infatti, per esempio, che l’inno del Regno Unito, GoSave The Queen, funzioni particolarmente bene, al pari di Karma Chameleon dei Culture Club. Terzo rimedio: masticare un chewing gum. Un articolo su Quarterly Journal of experimental psicology mostra che la masticazione riduce i pensieri musicali indesiderati, interessando la memoria a breve termine. Quarto sistema fare un’attività che richieda un certo impegno, come un cruciverba, perché i tarli si manifestano durante gli stati di bassa attenzione. Di sicuro gli esperti consiglianbo di non ascoltare la musica prima di dormire per evitare che si verifichino questi episodi più frequentemente, nonotante alcune ricerche confermano che la musica distragga dai pensieri negativi, aiutando così a prendere sonno, ma secondo altri studi proprio questa pratica aumenterebbe il rischio di svegliarsi di notte con un motivetto in testa.