Colesterolo in menopausa? E’ un legame più forte di quanto ci si possa immaginare. La ragione è da cercare nei disequilibri ormonali classici di questa fase di vita della donna che, come è noto, possono manifestarsi in vari modi: dalla secchezza della pelle al diradamento dei capelli, passando per vampate di calore e sbalzi di umore. Ecco spiegato per quale ragione, in una fase così critica della vita dell’universo femminile, non c’è da sottovalutare questo connubio. La salute deve essere sempre sostenuta dalla prevenzione che, non c’è mai da dimenticarlo, passa anche e soprattutto da una corretta informazione. Ecco cos’hanno scoperto i ricercatori.

Colesterolo in menopausa, i possibili rischi

Alcune fonti mediche raccontano che non c’è da mettere in secondo piano un possibile aumento dei livelli di colesterolo cattivo (ipercolesterolemia) causato da ragioni metaboliche e biochimiche, che interessa una percentuale consistenti di soggetti: fino al 30% delle donne che hanno superato i 50 anni d’età. In quella fase il metabolismo cambia e lo conferma che il blog di salute Benessere, il quale spiega il passaggio utilizzando le testuali parole del dottor Lelio Morricone, diabetologo ed endocrinologo presso l’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio (Gruppo San Donato):

“Gli ormoni estrogeni che caratterizzano l’età riproduttiva della donna hanno un’influenza positiva sulle lipoproteine, composti organici che veicolano il colesterolo. Il metabolismo femminile cambia in menopausa e diventa più simile a quello maschile. Di conseguenza, nella donna si assiste a un aumento del colesterolo cattivo, LDL, e a una diminuzione di quello buono, HDL, con un profilo lipidico più simile a quello androgeno», spiega il dottor Lelio Morricone, diabetologo ed endocrinologo presso l’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio (Gruppo San Donato).”

Colesterolo in menopausa, la diagnosi

Come si può verificare l’aumento del colesterolo? Partite dal farvi prescrivere esami del sangue specifici, per individuare le due frazioni, che sono buono e cattivo, così come i trigliceridi. Ponderare al meglio l’opportunità di una terapia richiede il considerare anche altri fattori di rischio tra cui:

  • fumo
  • ipertensione
  • familiarità
  • grasso viscerale localizzato sull’addome

Quali sono le soluzioni

Qualora le quantità di colesterolo cattivo fossero comprese tra 115 e 190 mg/dl (milligrammi per decilitro) e in assenza di altri fattori di rischio molto potete fare impegnandovi a migliorare lo stile di vita. Oltre a conoscere i 7 cibi da evitare per non avere valori troppo alti, questi gli step indicati dagli esperti:

“Il primo passo è ridurre i grassi saturi dell’alimentazione contenuti nei cibi di origine animale (tranne il pesce) e nell’olio di palma. Meglio limitare anche uova, formaggi, carni lavorate e orientarsi verso fonti proteiche alternative, soprattutto legumi e pesce.”

Non solo. Nonostante sia conclamato che non esercitino influenza diretta sul colesterolo, nell’ottica di una alimentazione sana, è salutare eliminare il più possibile gli zuccheri semplici contenuti ad esempio nelle bevande e dei dolci (specie gli snack) così come il sale, a favore di spezie ed erbe aromatiche. Risultano invece essere utili:

  • frutta
  • verdura
  • cereali integrali ricchi di fibra

Le dichiarazioni scientifiche

C’è un confine da non superare. Qualora il valore di colesterolo in menopausa superi i 190 mg/dl è necessario che prendiate dei farmaci come le statine per ridurre il pericolo di comparsa di eventi cardiovascolari, come infarto e ictus. Lo spiega con queste parole sempre Morricone:

“La terapia deve essere costante e duratura nel tempo. E non trascurate l’esercizio fisico: bastano 30 minuti al giorno di un’attività aerobica (camminata a passo veloce, biciletta o cyclette, nuoto, corsa leggera, sci di fondo) per alzare i livelli di colesterolo buono, che trasporta il colesterolo cattivo in eccesso nel fegato, dove verrà eliminato.”